Mosca: in Ucraina morti 11 combattenti italiani. E avverte: «Ai mercenari non si applica il diritto umanitario internazionale»

di Francesco Verderami

La nota inviata dal ministero della Difesa russo segnala un’escalation diplomatica. I foreing fighters facevano parte di un’unità composta da altri 60 connazionali

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Mosca ha avvisato Roma che undici «combattenti di professione» italiani sarebbero caduti in territorio ucraino mentre «partecipavano a operazioni militari» contro le Forze armate della Federazione russa. I foreing fighters avrebbero fatto parte di un’unità di sessanta «mercenari» connazionali che si sarebbero schierati a fianco della resistenza di Kiev nel corso del confitto: dieci di loro sarebbero rientrati in patria, mentre gli altri sarebbero ancora in Ucraina insieme a «diverse migliaia di cittadini stranieri» in armi. Non si conoscono né le identità dei deceduti né la località dove avrebbero perso la vita in combattimento. Non si può essere nemmeno certi dell’attendibilità della notizia, visto che alle autorità di Roma formalmente non risultano queste presenze nelle zone di guerra.

L’informazione però è giunta dal ministero della Difesa russo, che attraverso i canali diplomatici si è rivolta a palazzo Chigi. Colpisce la precisione con la quale Mosca quantifica il numero dei mercenari italiani che starebbero collaborando con la resistenza. Colpisce il dettaglio sui decessi. E la sorte che attenderebbe quanti ancora starebbero partecipando al conflitto. «Si può supporre — è scritto nella nota ufficiale — che le perdite irrecuperabili aumenteranno». Ma soprattutto si lancia un avvertimento sul destino di chi verrebbe preso prigioniero: «Ai mercenari non si applicano le norme del diritto umanitario internazionale». E in una guerra dove i militari di Putin si sono ripetutamente macchiati di crimini contro i civili, è facile immaginare quale sarebbe il trattamento per i «combattenti di professione».

È impossibile verificare se l’informativa abbia fondamento. Un mese fa — come aveva raccontato Giovanni Bianconi sul Corriere — ai funzionari dell’Antiterrorismo risultava la presenza di 17 italiani in Ucraina: nove schierati con Kiev, otto con le truppe di Mosca. Tutti peraltro penalmente perseguibili, visto che la legge vieta «atti ostili verso uno Stato estero». Ma il messaggio trasmesso dal ministero della Difesa russo ha una chiara valenza politica. È il segno — spiegano fonti della Farnesina — di una «escalation diplomatica di Mosca», che usa toni «sempre meno amichevoli» verso Roma. E non solo. Perché «note simili a quella inviata all’Italia» sono giunte ad altri Paesi europei che offrono assistenza all’Ucraina: l’obiettivo di Putin è «dividere il fronte occidentale in questa fase decisiva» del conflitto.

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