Primi bersagli colpiti nella cyber-guerra. Il rischio escalation contro Usa, Ue e Nato

Una parte consistente dei fondi garantiti dal Dipartimento di Stato sono invece finiti sui conti di Yegor Aushev, il fondatore di una società di sicurezza informatica ucraina scelto dal governo di Kiev come coordinatore della difesa cyber.

Ma i fondi statunitensi hanno anche permesso la creazione una rete di computer in grado di resistere agli attacchi russi sviluppata dalla Cia e dall’Nsa (National Security Agency) in sinergia il servizio di intelligence ucraina (Sbu). All’indomani dell’invasione russa questo lavoro pregresso ha consentito al vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov di chiamare a raccolta gli hacker ucraini affidando loro una lista di possibili obbiettivi russi. È nato così un vero e proprio esercito di hacker ufficialmente volontari, ma in realtà coordinati dalla rete di difesa cibernetica creata da Kiev con il sostegno internazionale. Un esercito rivelatosi subito insidioso. Già il 2 marzo scorso il Cremlino identificava 17.500 indirizzi Ip e 174 domini internet coinvolti in attacchi contro la Russia. La settimana successiva altre fonti russe denunciavano più di mille attacchi al settore commerciale e oltre 400 a quello bancario. Non a caso il 29 marzo una Russia, solitamente assai cauta nell’ammettere le proprie vulnerabilità, denunciava una vera e propria «cyber guerra» condotta da «provocatori e hacker anonimi» appoggiati dagli Usa. E i misteriosi incendi degli ultimi giorni potrebbero esserne la dimostrazione.

IL GIORNALE

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