“Phasing out”: la nuova strategia europea contro l’energia russa

Innanzitutto, se l’Ue facesse della “de-russificazione” una strategia comune e graduale nel quadro delle sanzioni a Mosca si aprirebbe la strada alla ricerca di piani per gli acquisti comuni di gas e petrolio volti a sostituire, in prospettiva, le forniture da Mosca. Questo per sbilanciare il diverso potere contrattuale dei singoli Stati membri e i ritardi delle diverse strategie nazionali rispetto ai Paesi più avanzati in quest’ottica.

In secondo luogo, l’Ue darebbe così implicitamente via libera alla transizione energetica in un’ottica di gradualità. Non chiudere all’energia fossile ma scegliere la via pragmatica impone una scelta simmetrica anche nel quadro della ricerca di un mix energetico più decarbonizzato in futuro.

Infine, l’Europa vuole minimizzare i danni delle sanzioni alla sua stessa economia, e questo appare chiaro. Ogni svolta radicale ora più che mai creerebbe contraccolpi sulla crescita e lo sviluppo del Vecchio Continente. Prospettiva questa che le recenti uscite di Joe Biden sul prezzo da pagare per l’Europa in caso di rottura economica con Mosca hanno sottolineato ma che i Paesi del Vecchio Continente non vogliono veder materializzata. In sostanza, dunque, il phasing out è la strategia meno costosa sia politicamente che economicamente. E potrebbe essere il compromesso pragmatico in grado di rimandare in là i costi industriali, sociali, strategici e anche elettorali che i governi dell’Ue pagheranno in caso di escalation del conflitto russo-ucraino e della conseguente tempesta economica.

INSIDEOVER

IL GIORNALE

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