L’arte impossibile di arrendersi: i combattenti che difendono l’Azovstal temono la vendetta dei filo-russi

Quindi ad Azovstal niente prigionieri che ridono felici di esser sfuggiti alla sgherraglia e laceri, pallidi domandano per prima cosa a chi li ha catturati un pezzo di pane dal momento che è sospeso l’obbligo reciproco di uccidersi. In costoro di colpo è come se non ci fosse più nessuna traccia di forza.

Ho assistito in Siria alla resa di una decina di soldati di Assad. Stavano per entrare in una prigione di cui non riuscivano a immaginare fino in fondo la legge; l’impotenza era in loro, speravano di abituarsi a una docile schiavitù: che cosa ci succederà? Che cosa non ci succederà? Non so se siano sopravvissuti, forse appena sono partito sono stati giustiziati. Anche lì una guerra civile. Come quella in Ucraina per le brutalità di cui esistono già ampie testimonianze non siamo più in quelle che sono le guerre «sistemiche» ovvero combattute secondo alcune regole ma entriamo nel buio del conflitti, in cui come si diceva nel Medioevo, non si dava quartiere al nemico, lo si sterminava. Siamo nel modo della violenza assoluta. Eppure non dimentichiamo che in quei secoli che definiamo bui gli eserciti che intendevano non fare prigionieri usavano alzare un labaro rosso prima della battaglia. Siete avvertiti, non perderemo tempo a raccogliervi, quindi combattete anche voi fino all’ultimo respiro…

Non credo alla teoria secondo cui la ostinazione dei difensori della acciaieria sia legata alla consapevolezza di obiettivi politici della loro guerra estrema, che farsi uccidere offrirebbe ai loro commilitoni il tempo per allestire nuove difese e priverebbe Putin dell’esibirli come trofeo nella città conquistata. I soldati combattono o si arrendono per una considerazione molto più elementare: il calcolo delle probabilità di perdere o conservare la vita. Nel momento in cui getta le armi il vinto è in totale balia del vincitore, la sua vita è affidata alla sua clemenza e non dipende più da se stesso. Allora come esser sicuri che dopo la capitolazione tutto si svolgerà pietosamente, hai perso poteva toccare a me…? Nei diari dei soldati anche di eserciti molto disciplinati come inglesi e americani in Iraq non mancano certo i casi in cui non si sono fatti prigionieri. Perché un minuto prima quelli che ora ti guardano con le braccia alzate e sono nelle tue mani, hanno ucciso il tuo miglior amico o hanno tentato di ucciderti. Perché non vendicarsi, subito mentre è ancora possibile? Tutto finirà nel calderone della guerra.

LA STAMPA

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