M5S, l’odore dei soldi

MASSIMILIANO PANARARI

Denaro sterco del demonio. Sembra di sentir risuonare l’anatema di Lutero guardando alle origini del Movimento 5 Stelle. Lo “stato nascente” della (elettoralmente molto redditizia) reinvenzione della «questione morale» in Italia. Al cospetto della quale il grillismo si presentava come la talpa della storia (che scavava da sotto la torre eburnea dei privilegi) e lo scudo delle persone perbene, vessate dalle tante “caste” e dai “nemici del popolo”. «Onestà, onestà» era il ritornello gridato senza sosta dalle piazze pentastellate: e, ovviamente, il denaro era la sentina di ogni corruzione. Al punto che nelle varie e confuse proposte grilline di monete alternative all’euro si rifletteva anche un po’ di questa sfiducia moralistica nei confronti della circolazione del denaro e della ricchezza in quanto tale.

Difatti, mentre rivendicava il pauperismo della dichiarazione dei redditi dei suoi esponenti, il Movimento si definiva addirittura «francescano». Ma, si sa, chi di puritanesimo ferisce, di finanziamenti e denaro può morire (almeno un po’). Beppe Grillo è un professionista affermato dello show business (e, più di recente, un superperformer della politica-spettacolo) che coi soldi, nel corso della sua vita, ha avuto sempre grande dimestichezza e consuetudine. Così ora, dopo l’ennesimo periodo di silenzio, lo si ritrova di nuovo al centro delle cronache per la sottoscrizione di due “contratti di partnership”, dell’ammontare complessivo di 300 mila euro, finalizzati a «sviluppare la linea comunicativa» del M5S (ospitandone i post sul proprio blog). In buona sostanza, il cofondatore, l’«Eletto», il già «megafono» del Movimento riceverà un (lauto) compenso, come se fosse un consulente o un fornitore esterno. Non per nulla, il “savonaroliano” M5S, infaticabilmente proiettato ad additare i conflitti di interesse altrui, è stato di fatto un’azienda-partito per tutto il tempo della simbiosi con la Casaleggio Associati; e a tutt’oggi continua ad avere una natura piuttosto sfuggente, nella quale lo sterco del demonio rischia di percolare da dove meno te lo aspetti. Ma, per l’appunto, non si tratta di un inedito, visto che, in realtà, la storia del Movimento è costellata a più riprese di incidenti di percorso e omissioni riguardanti proprio il “vil denaro”. Una (tutt’altro che) magnifica ossessione. E pure una, inequivocabile, nemesi, che si può leggere anche nei termini di una via crucis a tappe.

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