La Liberazione lasciò in eredità la Costituzione

Vladimiro Zagrebelsky

La Festa della Liberazione è festa della conquistata libertà e di omaggio alla Resistenza, che fu rivolta in armi contro l’oppressore. Questo ha sottolineato il presidente Mattarella in questo 25 Aprile, nuovamente di aggressione e di guerra in Europa. La celebrazione non è solo doveroso e utile ricordo, che guarda ad un momento del passato. Perché, come giustamente si usa dire, dalla Resistenza è nata la Repubblica, con la sua Costituzione. La quale Costituzione -patto di garanzia della pacifica e rispettosa convivenza- è un formidabile progetto politico e sociale. Un progetto che ancora attende di essere compiutamente realizzato e che, nel dibattito politico, è a tratti smentito, dimenticato, come per lasciarlo cadere nell’oblio. Si fa intendere che contenga belle parole, forse un ideale, ma non – come invece è – un insieme di obblighi permanenti che riguardano tutti, le istituzioni come ciascun individuo. Legare la Liberazione alla Costituzione toglie al 25 Aprile il carattere di celebrazione rituale, che con il tempo perde vitalità o, se ne dimostra ancora, è per le divisioni e i contrasti che puntualmente vengono alimentati, fino a farne un evento divisivo. Anziché un momento unitario, attorno alla nostra Costituzione.

La lealtà verso la Costituzione non impedisce naturalmente la varietà di opinioni su questo o quell’aspetto, soprattutto per quanto riguarda la sua seconda parte, che contiene l’architettura delle istituzioni costituzionali. Esse infatti nel tempo sono già state oggetto di riforme. E ancor meno restringe il dibattito su come quelle istituzioni agiscono. Ma nella prima parte della Costituzione sono affermati principi fondamentali, che ne disegnano il carattere, come è stato inteso e concordemente accettato dalle diverse forze politiche e movimenti culturali che, dopo la Liberazione, si ritrovarono nella Assemblea costituente.

Fondamentale è il rifiuto del nazionalismo, fonte di discriminazione, settarismo ed origine di guerra. Ne è espressione l’apertura alla cooperazione internazionale e la partecipazione alle istituzioni dell’Unione europea (articoli 11, 117).

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