La “Z” oscena che offende il Parlamento

Annalisa Cuzzocrea

C’è qualcosa di osceno, nel tweet che il presidente del Senato Vito Petrocelli ha scritto per festeggiare la liberazione italiana dal nazifascismo. Qualcosa che nessuno avrebbe mai pensato di leggere sulla pagina social di un rappresentante delle istituzioni. Non un semplice senatore, ma il presidente della commissione Esteri del Senato. E in quanto tale, garante di una serie di rapporti internazionali che passano non solo dal governo, ma dal Parlamento. L’esponente del Movimento 5 stelle, da sempre filorusso, vicino al Venezuela di Maduro e in generale a tutto quel che non è occidente democratico, ha scritto la Z di “festa della liberaZione” con la maiuscola, emulando il simbolo della sopraffazione russa in Ucraina. Questo va al di là di ogni confine politicamente accettabile. Al di là di quel “né né” che abbiamo visto fiorire fin dalle prime settimane della guerra: né con la Russia né con la Nato, accettando la narrazione – di Mosca – per cui le ragioni dell’aggressione dell’esercito di Putin in Ucraina sono da ricercarsi in quel che ha fatto Nato negli ultimi trent’anni.

Fin qui Petrocelli si era già spinto. Aveva già mostrato la sua comprensione delle ragioni russe ed è in fondo quel che fa da quando entrò in Parlamento, nove anni fa, allora allineato con i principali esponenti del Movimento, da Beppe Grillo ad Alessandro Di Battista. Il senatore è coerente: difendeva Putin quando faceva incarcerare gli oppositori politici. Lo difendeva quando invadeva la Crimea. Avvisava su quanto le sanzioni verso Mosca fossero ingiuste. Tra un viaggio in Venezuela e un ammiccamento alla Cina, le sue convinzioni sono rimaste incrollabili. Adesso, però, è diverso: Vito Petrocelli sta esaltando una guerra – che lui chiamerà operazione speciale – in cui sono morte migliaia di persone, tra cui centinaia di bambini. Un conflitto che ha prodotto migliaia di profughi e non ha fermato il suo portato di orrore e morte neanche durante la Pasqua ortodossa. Una guerra oscura, visibile e spietata come la Z che la rivendica.

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