Elon Musk si prende tutto Twitter: ecco come potrebbe cambiare il social network
di Massimo Gaggi
Elon Musk ha conquistato Twitter e ora la ritirerà dalla Borsa. La rete sociale più influente nel campo dell’informazione, con oltre 200 milioni di utenti, diventa di proprietà esclusiva dell’uomo più ricco del mondo: un imprenditore di grandi capacità e geniale, ideologicamente liberista e libertario, allergico alle regole, che ha già detto di voler rivoluzionare la piattaforma, eliminando ogni limite all’accesso sulla base di un’interpretazione radicale del free speech garantito dal Primo emendamento della Costituzione americana (norma che, in realtà, riguarda i poteri pubblici, non i privati).
La conseguenza più probabile a breve termine è il ritorno su Twitter degli esponenti dell’ultradestra il cui account era stato bloccato per aver violato i termini di servizio della rete con incitazioni alla violenza sfociate nell’assalto al Congresso di 15 mesi fa. Donald Trump, anche lui a suo tempo “silenziato”, ieri ha detto che non intende tornare comunque su Twitter, dato che nel frattempo ha costruito la sua rete sociale, Truth Social. Non è detto che non cambi idea, visto, tra l’altro, che la sua nuova impresa di comunicazione fatica a prendere quota. La sortita “a caldo” dell’ex presidente può anche avere una motivazione economica: Truth Social fa capo a una Spac, una sorta di società speciale controllata da investitori amici di Trump, che ha perso il 44% del suo valore nell’ora successiva all’annuncio della cessione di Twitter a Musk.
Ma l’acquisto di uno strumento d’informazione così potente da parte di un industriale visionario che è anche un capitalista spregiudicato e un abile e innovativo influencer con 83 milioni di follower, abituato a intervenire su tutto, può avere conseguenze di lungo periodo ancor più rilevanti tanto sul giornalismo quanto nel campo della politica. Il 2 aprile Musk aveva offerto 43 miliardi di dollari cash (54,20 dollari per azione) per rilevare l’intero capitale dell’azienda, ma gli amministratori di Twitter avevano reagito alla proposta, pur molto conveniente del miliardario, costruendo barricate: si erano messi a cercare altri possibili acquirenti e avevano dato via libera all’emissione di una “pillola avvelenata”: una tecnica finanziaria che rende l’acquisizione più costosa e complessa.
Sembrava che il capo di Tesla e SpaceX dovesse prepararsi ad un lungo assedio, ma tutto è cambiato tra venerdì e la notte scorsa per una serie di colpi di scena. In primo luogo Musk ha spazzato via lo scetticismo di chi lo considerava un imprenditore ricco ma non liquido (il suo patrimonio è tutto in azioni) dimostrando, nero su bianco, di fare sul serio: ha presentato alla SEC (l’authority di Borsa) un piano di finanziamento della scalata basato su due prestiti della Morgan Stanley e di altre banche per un totale di 25,5 miliardi di dollari, mentre altri 21 miliardi verranno dalla vendita di azioni Tesla.
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