Il voto europeo della Francia (e le ambiguità dei sovranisti)
L’insegnamento di questi anni è che governare contro l’Europa può rivelarsi difficile, se non impossibile: il monito per Salvini e Meloni è chiaro
Sono otto elezioni che un Le Pen aumenta i voti di famiglia; però alla fine non vince mai. Marine è arrivata quasi al 42%, ha intercettato voti popolari, guida il primo partito operaio di Francia; ma anche stavolta ha perso. Perché la maggioranza dei francesi ha ben chiaro che l’Europa è il suo destino. L’Europa è l’unico modo per dare alla Francia un ruolo mondiale, per finanziare a tasso zero un debito pubblico crescente, per difendere la moneta e i risparmi, per negoziare le forniture di vaccini ieri e di gas oggi da posizioni meno fragili; e anche per affrontare i flussi migratori che premono dalla sponda Sud del Mediterraneo e dai confini orientali del continente.
Non è chiaro, però, se questo l’abbiano compreso anche i sovranisti di casa nostra. I quali, a differenza di Marine Le Pen, secondo i sondaggi tra pochi mesi vinceranno le elezioni, e con i centristi di Berlusconi avranno la maggioranza in Parlamento. Ma l’insegnamento di questi anni è che governare contro l’Europa può rivelarsi difficile, se non impossibile. E in Europa oggi non comandano i sovranisti.
I motivi dell’ennesima sconfitta della Le Pen sono molti. Tra i trentenni, la generazione della precarietà, Marine ha prevalso. A fare la differenza sono i francesi che hanno più di 65 anni. Una generazione che va a votare in massa, e che in massa — 70% contro 30 — ha scelto Macron. Non è un caso che l’ascesa dell’estrema destra inquieti in particolare gli anziani. La Francia si è raccontata di aver vinto la seconda guerra mondiale; in realtà, se oggi è l’unico Paese dell’Unione europea ad avere la bomba atomica e un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, lo deve a un pugno di eroi, riuniti attorno al generale Charles de Gaulle, che animarono una Resistenza destinata a rafforzarsi man mano che le armate tedesche cedevano terreno. Ma una parte dei francesi collaborò con i nazisti; e riaprire la ferita di Vichy, come quella dell’Algeria francese, fa paura alla generazione che di quegli eventi ha memoria. Marine, a differenza del padre e di Éric Zemmour, si tiene lontana dal tema; ma ancora ne paga un prezzo.
Pages: 1 2