“Il pacifismo fa morire i bambini”

Stefano Zurlo

Non usa parole fumose: «Dobbiamo armare l’Ucraina». Anzi va oltre: «Noi nel periodo ’43-’45 abbiamo avuto più di loro: non solo i fucili e i cannoni, ma anche i soldati stranieri, americani compresi, anche se naturalmente non solo loro».

Frange della sinistra radicale delegittimano Enrico Letta e lo contestano, Sergio Cofferati si schiera senza se e senza ma dalla parte di Kiev: «La pace senza democrazia e libertà è solo un’evocazione».

Onorevole Cofferati…

«Non sono più onorevole, ho concluso il mio mandato al Parlamento europeo nel 2019 e non ho più incarichi. Sono stato fra i promotori di Sinistra Italiana ma non mi riconosco più in quell’esperienza e non appartengo più ad alcun partito. Sono un ex in molte cose. Diciamo che penso di essere di sinistra».

Certo, lei è stato uno dei leader più popolari e ha riempito le piazze. Oggi siamo ancora agli insulti al segretario del Pd.

«Letta lavora bene. Francamente non capisco questo astio e le frasi offensive contro di lui».

Non c’è un certo imbarazzo a schierarsi contro Mosca e con la Nato?

«C’è un Paese aggredito e noi dobbiamo stare con loro».

Come?

«In tutti i modi. Dobbiamo portare la nostra solidarietà: il cibo, i vestiti, le medicine. Ma non solo. Dobbiamo andare avanti con le sanzioni. Sempre più efficaci e sempre più mirate e da questo punto di vista l’Europa deve avere una voce sola».

Quel che si è fatto non basta?

«È un passo in avanti rispetto all’inerzia precedente, ma il cammino da compiere è ancora lungo. E questa è l’occasione giusta per promuovere una politica estera europea e per dotare la Ue di un esercito. Ma per questo ci vorranno anni».

Intanto che si fa?

«Sanzioni e armi agli ucraini».

Lei è uno dei punti di riferimento della sinistra radicale. La stessa che manifesta contro l’Occidente.

«No, guardi, lei sbaglia indirizzo. Io nel vecchio Pci ho sempre avuto come bussola Giorgio Amendola e il suo riformismo; naturalmente, nel tempo hanno puntato il dito contro di me dicendomi che mi ero spostato di qua e di là, ma io sono sempre rimasto ancorato a quel pensiero. Non ci può essere pace senza democrazia e senza libertà. Altrimenti la pace sarebbe solo una frase vuota. Se poi il pacifismo porta a uccidere o a veder morire i bambini, mi spiace ma allora io sto da un’altra parte. Questo modo di ragionare è inaccettabile, è un errore clamoroso».

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