Schröder non rinnega Mosca. Spd a Scholz: “Lasci”

Daniel Mosseri

Il governo russo ha preannunciato l’espulsione di 40 diplomatici tedeschi. Attesa dal governo del cancelliere Olaf Scholz che a inizio aprile aveva espulso 40 diplomatici russi dopo la scoperta di fosse comuni di civili ucraini a Bucha, nei pressi di Kiev, la decisione di Mosca è stata definita «ingiustificata» dalla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. Nel frattempo l’agenzia Ria Novosti ha riferito che il ministero degli Esteri di Mosca ha promesso che «le azioni ostili contro i russi non resteranno senza risposta».

Bastonato dai russi perché troppo ostile, il governo Scholz è lo stesso che gli alleati occidentali criticano per non essere apertamente schierato dalla parte di Kiev. Una situazione paradossale alla quale hanno contribuito un po’ troppi annunci del cancelliere tedesco che a inizio conflitto ha promesso un «esercizio di leadership» e poche settimane dopo si è scontrato con gli arsenali già vuoti della Bundeswher; così le armi, soprattutto quelle pesanti, che Berlino aveva promesso con troppa leggerezza non saranno consegnate. Anche il caso della governatrice del Meclemburgo, la socialdemocratica Manuela Schwesig sta creando non pochi imbarazzi al compagno Scholz: lui ha chiuso sul nascere il gasdotto Nord Stream 2 che collega il Meclemburgo alla Russia e che avrebbe dovuto aumentare il flusso di gas da est a ovest e lei è la dirigente regionale che ha addirittura lanciato la Fondazione Meclemburgo per l’Ambiente al solo scopo di bypassare le sanzioni antirusse e portare invece a termine la contestata pipeline.

In queste ore una nuova tegola è caduta in testa al povero Olaf: il New York Times ha intervistato l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, anche lui socialdemocratico e anche lui, come Schwesig, grande sponsor dei gasdotti targati Nord Stream. Ma se la governatrice lo faceva per lo sviluppo del Meclemburgo, l’intervista del Nyt Schröder lo fa per soldi. Nell’intervista non c’è alcun mea culpa dell’ex politico 78enne per essere passato nel giro di pochi giorni era il 2005 dalla guida del governo alle profumate consulenze per i giganti energetici russi. Un conflitto di interesse senza precedenti sul quale i tedeschi, sempre attenti ai casi altrui, hanno chiuso tutte e due gli occhi in nome del business. Nel colloquio con il Nyt, Schröder dice due grandi verità: che grazie alla dipendenza energetica da Mosca da lui sponsorizzata oggi la Germania è più ricca; e anche che nessuno si è mai lamentato neppure del Nord Stream 2 (completato e mai varato), neppure dopo l’occupazione russa della Crimea nel 2014.

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