Ucraina Russia, news di oggi sulla guerra | Esplode deposito in Russia. «Putin vuole smembrare l’Europa»
di Lorenzo Cremonesi, Giusi Fasano, Marta Serafini, Viviana Mazza, Giuseppe Sarcina, Paolo Foschi
Le notizie di mercoledì 27 aprile sulla guerra in Ucraina, in diretta: in fiamme un deposito di munizioni a Belgorod, in Russia. Oggi Mosca chiuderà la fornitura di gas a Polonia e Bulgaria
• La guerra in Ucraina è arrivata al 63esimo giorno: la strada per un accordo sembra
sempre più complicata. Ieri, parlando al segretario generale dell’Onu,
Putin ha detto che non ci saranno accordi senza che venga chiarita la
situazione di Donbass e Crimea, che la Russia intende occupare per
intero.
• Da oggi Mosca interrompe le forniture di gas alla Polonia e
alla Bulgaria: il colosso russo del gas Gazprom ha avvertito le società
energetiche Pnig e Bulgargaz che dalle 8 del mattino del 27 aprile interromperà le forniture perché non hanno accettato di pagare in rubli, come chiesto da Mosca.
• Secondo Londra Kiev ha il diritto di attaccare centri militari e logistici sul suolo russo
con le armi fornite dall’Occidente. Mosca ha replicato di essere
«pronta alla rappresaglia» — cioè a colpire «centri decisionali a Kiev»
dove potrebbero trovarsi «consiglieri di un certo Paese occidentale».
• La Moldavia ha messo in allerta le sue forze di sicurezza dopo una serie di esplosioni in Transnistria, la regione separatista filorussa dove sono stazionati 1.500 soldati di Mosca.
Ore 09:25 – I numeri dei bambini feriti e uccisi da quando è iniziato il conflitto
Secondo i numeri ufficiali resi noti dalla Procura generale su Telegram, il numero di bambini rimasti feriti in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa è salito ad almeno 393. I bambini che hanno perso la vita sono 217.
Ore 09:19 – Pesanti bombardamenti nella notte a Dnipropetrovsk
Nel corso della notte
ci sono stati pesanti bombardamenti nella regione di Dnipropetrovsk,
nell’Ucraina orientale: le esplosioni hanno provocato un grande incendio
in un sito di infrastrutture energetiche, secondo quanto scrive il Kyiv
Independent.
L’esercito russo ha preso di mira la città di Zelenodolsk e i
villaggi di Maryanske e Velyka Kostromka, danneggiando le infrastrutture
energetiche e causando perdite di petrolio. I soccorritori hanno
impiegato ore per spegnere l’incendio e una persona è stata ricoverata
in ospedale, stando a quanto ha scritto il governatore di Dnipropetrovsk
Valentyn Reznichenko su Telegram.
Ore 09:09 – Intanto, alla Azovstal
L’acciaieria Azovstal di Mariupol –
dove si trovano un migliaio di soldati dell’esercito ucraino e di
miliziani del battaglione Azov — è da settimane devastata dai colpi
dell’esercito russo: eppure, finora, continua a resistere.
Mosca ha comunicato però, questa mattina, che «l’artiglieria russa
ha colpito le posizioni di tiro sul terreno dell’acciaieria»: e il
canale televisivo Zvezda del ministero della Difesa russo precisa che il
battaglione Azov «continua a lanciare attacchi con colpi di mortaio, ma
sempre più rari».
Ieri il presidente russo Vladimir Putin — che la scorsa settimana aveva chiesto al suo esercito di blindare l’acciaieria
«per non farne uscire una mosca» — aveva detto in un colloquio
telefonico con il presidente turco Erdogan che Mariupol è stata liberata
e non ci sono ostilità in corso.
Ore 09:02 – Putin «è un bullo, e non possiamo permettergli di avere successo»
Dominic Raab,
vicepremier della Gran Bretagna, ha esplicitato una delle ragioni per
cui l’Occidente non può permettersi una vittoria di Vladimir Putin — il
segnale che questo invierebbe non solo al leader del Cremlino, ma anche
ad altri autocrati.
Parlando a Sky News, Raab ha assicurato che la Gran Bretagna rimarrà
al fianco della Polonia per affrontare il ricatto energetico di Mosca.
«La Russia sta diventando, sempre più, uno stato-paria: non solo a
livello politico, ma anche economico. E questo aumenterà la pressione su
Putin. C’è una cosa che deve essere molto chiara: non possiamo
permettere che questo comportamento da bullo – in campo economico, o
militare — possa avere successo».
Ore 08:34 – La guerra potrebbe durare fino al prossimo anno: «L’Ucraina si sta rafforzando»
Due dei consiglieri del
presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno rilasciato — nel giro di
pochi minuti — dichiarazioni che lasciano presagire un allungamento
indefinito del conflitto con la Russia.
L’assalto al Donbass non segnerà, in ogni caso, la fine del
conflitto: «Ci saranno ancora azioni tattiche, raid aerei, guerra… È
una lunga storia e potrebbe essere molto lunga, potrebbe durare fino al
nuovo anno. Tutto dipende da una serie di circostanze», ha detto
all’agenzia di stampa ucraina Ukrinform Oleksiy Arestovych.
«Una delle bizzarre richieste della Russia, all’inizio della guerra, era quella di una completa demilitarizzazione dell’Ucraina. Dopo l’epocale incontro di ieri alla base di Ramstein, ho cattive notizie per Mosca. A livello di capacità, di velocità, di logistica, di tipologie di armi, l’Ucraina si sta rafforzando», ha scritto su Twitter Mykhailo Podolyak.
Ore 08:20 – Gazprom ha sospeso le forniture di gas a Polonia e Bulgaria
Gazprom ha annunciato
di aver completamente sospeso le forniture di gas a Polonia e Bulgaria.
La ragione – secondo il fornitore russo – è il mancato pagamento, alla
fine della giornata di ieri, del gas in rubli.
«Il pagamento del gas fornito a partire dall’1 aprile deve essere
effettuato in rubli», si legge nel comunicato di Gazprom, «usando il
nuovo schema di pagamento di cui le parti erano state rese edotte per
tempo».
Lo schema ideato dal Cremlino prevede che gli importatori di gas
aprano due conti — uno in rubli, l’altro in valuta straniera — presso
Gazprombank; paghino in valuta; vedano poi Gazprombank convertire la
valuta in rubli (nel secondo conto) e perfezionare il pagamento in
rubli. Secondo la Commissione europea, questo schema infrange le
sanzioni contro Mosca varate dall’Ue.
Andriy Yermak, capo dello staff del presidente ucraino Zelensky, ha detto che la Russia sta iniziando «il ricatto all’Europa».
Subito dopo il blocco, il prezzo del gas sulla piazza di Amsterdam è salito del 16%.
Qui l’articolo completo, firmato da Marco Imarisio.
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