La Camera vota la riforma Cartabia: “È il testo migliore possibile”. Nasce il nuovo Csm
FRANCESCO GRIGNETTI
È una storica riforma, quella dell’ordinamento giudiziario, che oggi ha fatto un passo avanti. Con l’approvazione della Camera, e ora il passaggio al Senato, si avvicina una trasformazione del Consiglio superiore della magistratura e la fine virtuale del fenomeno dei magistrati «prestati» alla politica. Le norme sulle porte girevoli sono talmente rigorose, infatti, che sarà praticamente impossibile che in futuro un magistrato sia tentato dal salto in un organo elettivo, a meno che la sua carriera sia agli sgoccioli.
«Credo che in questo passaggio abbiamo proposto la riforma migliore possibile, ben consapevoli che ogni riforma sempre tutto è perfettibile», commenta cautamente la ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Sa bene, la Guardasigilli, che la strada per il voto finale non è ancora in discesa. Al Senato, i renziani, che fin qui hanno bombardato sulla sua riforma, hanno infatti un peso specifico maggiore. Ma è soprattutto il gruppo dei senatori leghisti che potrebbero rimettere in discussione le cose, specie sul sistema elettorale. Non è affatto conciliante, infatti, il messaggio della senatrice Giulia Bongiorno: «Il testo della riforma del Csm – scandisce – presenta solo alcune novità apprezzabili, ma non centra l’obiettivo di frenare le degenerazioni del correntismo né affronta i veri temi cruciali. Come abbiamo già anticipato durante i lavori, la Lega al Senato proporrà correzioni idonee a rendere il testo più incisivo». Non è escluso, a questo punto, che per chiudere la partita, in una logica più complessiva di tenuta del governo, si arrivi a un voto di fiducia sul testo appena licenziato dalla Camera.
«È un primo passo, un passo importante», dice intanto il vicepresidente del Csm David Ermini. «Era una riforma sicuramente necessaria e urgente, non solo per segnare il cambio di passo rispetto al passato, ma soprattutto per dare compiutezza all’ampio percorso riformatore della giustizia avviato in questi anni», conclude.
Ermini dà voce all’ansia di riforma che viene dal Quirinale, dove si rimarca da sempre che sarebbe stato «impensabile» far votare i magistrati al rinnovo del Csm, che si terrà in estate, con le vecchie regole, quelle che avevano permesso il correntismo più sfrenato. Tra qualche giorno, però, l’associazione nazionale magistrati ne discuterà nella sua assemblea generale e non è escluso che vada a uno sciopero di protesta.
La composizione
Trenta membri, dieci laici, “quote rosa” tra i candidati
Il
futuro Consiglio superiore della magistratura sarà composto di 30
membri. Tre quelli di diritto: il Presidente della Repubblica; il Primo
Presidente di Cassazione; il procuratore generale presso la Cassazione.
Dieci i laici eletti dal Parlamento. Venti i togati: 2 in rappresentanza
della Cassazione, 5 delle procure; 13 per la magistratura giudicante. I
magistrati voteranno in 7 collegi (uno per la Cassazione, due per la
magistratura inquirente; quattro per la giudicante). In ciascun collegio
si eleggeranno due componenti. Si prevede inoltre per i giudicanti una
distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale e per i
requirenti il recupero di 1 miglior terzo. Per candidarsi non sono
previste le liste; ciascun candidato presenta liberamente la propria
candidatura individuale. Devono esserci un minimo di 6 candidati. Se non
arrivano candidature spontanee o non si garantisce la parità di genere,
si integra con sorteggio.
Gli incarichi
Addio nomine a pacchetto, al voto anche gli avvocati
Per
gli incarichi direttivi e semidirettivi, si decide in base all’ordine
cronologico delle scoperture. Si prevedono corsi di formazione per
tutti, a cura della Scuola Superiore della Magistratura, sia prima di
aver accesso alla funzione che dopo. Si rendono trasparenti le procedure
di selezione, con pubblicazione sul sito Intranet del Csm di tutti i
dati del procedimento e dei vari curricula, dando modo di partecipare
alle scelte su direttivi e semidirettivi anche ai magistrati
dell’ufficio del candidato. Si prevede l’obbligo di audizione di non
meno di 3 candidati per quel posto.
Nell’ambito del Csm, si dovrà individuare un contenuto minimo di criteri di valutazione, per verificare tra l’altro anche le capacità organizzative. Quanto alle valutazioni di professionalità, nei Consigli giudiziari locali ci sarà anche il voto degli avvocati, ma esclusivamente a seguito di un deliberato del consiglio dell’ordine degli avvocati.
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