Ucraina-Russia, news di oggi sulla guerra | Putin minaccia: «Useremo armi che nessuno ha, non interferite»
di Lorenzo Cremonesi, Gianluca Mercuri, Marco Imarisio
Le notizie di giovedì 28 aprile sulla guerra in Ucraina, in diretta: violento discorso di Putin: «Se qualcuno dall’esterno vuole interferire, sappia che la nostra risposta sarà rapida». Gli Usa: «Giustiziati ucraini che volevano arrendersi»
• La guerra in Ucraina è arrivata al 64esimo giorno, e le minacce verbali di Putin ieri si sono alzate – di nuovo.
•
Ieri Mosca ha interrotto le forniture di gas alla Polonia e alla
Bulgaria perché le società energetiche dei due Paesi non hanno accettato
di pagare in rubli, come chiesto da Mosca.
• Il presidente del
Consiglio Draghi andrà negli Usa da Biden il 10 maggio. In via di
organizzazione anche il viaggio di Draghi a Kiev.
• Uno dei vicepresidenti di Gazprombank, Igor Volobuev, ha lasciato la Russia per l’Ucraina dove ha dichiarato che si unirà ai combattimenti contro Mosca.
Ore 07:40 – La flotta russa continua a colpire le coste ucraine, nonostante l’affondamento del Moskva
C’è un aggettivo, nell’aggiornamento quotidiano sul conflitto redatto dal ministero della Difesa britannica, che i militari di Londra devono aver inserito con un misto di soddisfazione e perfidia. E che contrasta, però, con la sostanza — cupa — dell’«update» stesso.
«Nonostante le imbarazzanti
perdite della nave da sbarco Saratov e dell’incrociatore Moskva» —
scrive il ministero della Difesa britannico — «la Flotta russa del Mar
Nero mantiene la capacità di colpire obiettivi sulla costa e il
territorio ucraino».
Secondo il governo britannico, lo «Stretto del Bosforo rimane
comunque chiuso a tutte le navi da guerra non turche, impedendo alla
Russia di rimpiazzare il Moskva nel Mar Nero».
In totale, sottolinea Londra, sono «circa 20 le navi, compresi
sottomarini, della Marina russa attualmente presenti nella zona
operativa del Mar Nero».
Ore 07:33 – Le mosse di Putin sono un segno di debolezza?
(Marco Imarisio)
Anche la voce del padrone può nascondere qualche debolezza. Soprattutto
quando urla più forte. Vladimir Putin ha agito per primo, facendo
ricorso al taglio del gas nei confronti di Polonia e Bulgaria, due Stati
confinanti e sempre più schierati con l’Occidente. La chiusura dei
rubinetti, dovuta al rifiuto del pagamento in rubli come richiesto dal
Cremlino, potrebbe estendersi ben presto al resto dell’Europa, così
dipendente dall’energia fornita da Mosca.
E per questo è stata accolta con il consueto giubilo in Russia,
giudicata come una prova di forza del presidente russo, fedele alla sua
immagine ormai consolidata di nuovo zar in missione contro l’intero
Occidente, considerato una causa persa, una entità con la quale al
momento non vale la pena conservare alcuna forma di rapporto. Tanto vale
infliggersi da solo questa prima e parziale mutilazione, senza
aspettare che l’Unione europea si decida per la mossa uguale e
contraria, ovvero la rinuncia alle forniture russe, che sarebbero l’arma
totale. Perché senza i soldi incamerati con gas e petrolio e le riserve
aurifere e monetarie all’estero bloccate dalle sanzioni, l’autonomia
dello Stato russo per pagare i propri dipendenti, tra i quali i soldati
impegnati nell’Operazione militare speciale, viene stimata intorno ai
2-3 mesi.
Ma è proprio questo dettaglio che rivela la debolezza nascosta
dietro la decisione annunciata ieri da Gazprom. La scelta di richiedere
il pagamento in rubli ai Paesi europei non è una impuntatura, ma una
necessità. La Russia ha bisogno di moneta corrente. Le sanzioni stanno
avendo l’effetto della goccia cinese, scavano ogni giorno di più. E
persino il ministero delle Finanze è stato costretto ad ammettere che le
cose vanno male.
(Qui l’articolo completo)
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