Matteo Salvini, dopo mesi di gelo con Giorgia Meloni… La mossa: qui si decide il futuro dell’alleanza

«Nel centrodestra non va affatto tutto benissimo», ha detto ieri il senatore di Fdi, Ignazio La Russa, ospite di Un giorno da pecora su Rai Radio1. «Una parte può benissimo stare al governo e una, per coerenza, starne fuori. Non abbiamo protestato». E passi anche l’elezione del presidente della Repubblica, dove ciascuno ha giocato la sua partita (e da allora Salvini e Meloni non si sentono). «Non ci siamo sentiti esclusi, ma traditi. Ed è vero che Meloni e Salvini non si sentono da tre mesi». Detto questo, «stiamo cercando disperatamente di ricucire». La Russa ha rivelato di aver chiamato sia Salvini sia Berlusconi per tentare di arrivare a una pace. «Salvini mi ha risposto solo con un messaggino. Berlusconi mi ha chiamato, ha sentito Meloni e si sono messi d’accordo sul fatto che oggi si sarebbero dovuti sentire con un vertice online o di persona, possibilmente anche con Salvini». Solo che l’incontro «non è avvenuto».
VERSIONI DISCORDANTI – Da Forza Italia la versione è diversa: il vertice non è saltato perché non è mai stato previsto. Berlusconi, si dice, ha parlato domenica con Meloni e con lei è rimasta d’accordo che «i partiti» si sarebbero sentiti per provare a risolvere il caso Sicilia. Tradotto: si dovevano sentire i colonnelli, non i leader. Solo che poi la situazione è degenerata. «Abbiamo accettato di rinviare l’annuncio sulle nostre scelte in Sicilia», ha detto Francesco Lollobrigida, capogruppo di FdI alla Camera, «abbiamo accettato la proposta di Berlusconi di tenere un tavolo della coalizione, se si fa bene, se invece le altre forze politiche non hanno intenzione di agire come coalizione, faremo le nostre scelte». Ma, a quel punto, alle prossime elezioni politiche si vedrà: «Di scontato non c’è proprio niente». «È chiaro che di fronte alle minacce diventa più complicato parlarsi», spiegano fonti azzurre. Il centrodestra? «Gode di ottima salute, a sprazzi», osserva un altro azionista della coalizione, Giovanni Toti. In tutto questo Renato Brunetta, dalle colonne del Foglio, ha rilanciato l’idea di un ritorno al proporzionale: «Occorre prendere atto che la democrazia bipolare è morta», ha detto. Basta con «questo bipolarismo “bastardo”», occorre «riposizionarsi attorno alle nuove opzioni strategiche». Un appello condiviso subito dal dem Andrea Marcucci: «Sono completamente d’accordo con Brunetta. La riforma della legge elettorale è l’unico modo per liberare il sistema politico da alleanze, che sia nel centrodestra che nel centrosinistra, non stanno più in piedi».

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