L’allarme del Copasir e i dubbi del governo sulle mosse di Enel


Ma torniamo al Copasir. E all’allarme lanciato su un piano più generale. Nella relazione si rileva che alcune “scelte discutibili non possono trovare giustificazione facendo leva su argomenti che richiamano l’autonomia delle imprese o le logiche di mercato. Si è di fronte ad aziende di natura strategica che — proprio per la diretta partecipazione da parte dello Stato — sono vincolate a doveri più stringenti, soprattutto in una fase complessa come quella che si sta vivendo”. La commissione non fa riferimento soltanto alle partecipate, visto che ha richiesto anche un’informativa al Dis sulle aziende italiane che, sfruttando la triangolazione con altri paesi dell’ex Unione sovietica, starebbero eludendo le sanzioni.


Ma in queste ore il Copasir si è occupato anche di un altro nodo sensibile: le armi fornite a Kiev. A riferire, ieri, è stato Lorenzo Guerini. Il ministro della Difesa ha elencato alla commissione il contenuto del secondo decreto secretato già pubblicato in Gazzetta ufficiale. Tra l’altro, è previsto munizionamento più pesante. Roma fornirà inoltre anche anti-mine e granate pesanti. Poi sarà il tempo di un terzo decreto: esiste la “possibilità” che venga varato presto, ha spiegato, se lo richiederà la “situazione sul campo” e in “base alle esigenze espresse dall’Ucraina”. La possibilità è in realtà una sostanziale certezza, forse già la prossima settimana. Si tratta di artiglieria pesante come obici FH70 155 millimetri a traino meccanico, una cinquantina di veicoli Lince, probabilmente anche missili anti-nave. Tutti i membri hanno concordato sull’opportunità di tenere secretato l’elenco del materiale bellico, anche perché in alcuni casi si tratta di armi acquistate da altri Paesi: l’accordo di cessione a uno Stato terzo deve essere approvato dai produttori e, in alcuni casi, si accompagna al vincolo di segretezza per evitare ritorsioni o tensioni.

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