Pd, lo spettro di Monti
E nel capovolgimento dei fronti provocato dalla guerra, le nuove guardie del corpo di Letta sono proprio gli ex renziani della corrente del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, ispiratore della linea della fermezza pro-Ucraina. Ora per far fronte a entrambe le paure dei dem, non c’è rimedio, se non l’azione di pungolo sul governo: da settimane c’è chi come Francesco Boccia, che pure prepara la battaglia delle amministrative insieme a Bonafede, teorizza che «se si votasse in autunno sarebbe meglio», pur sapendo che «con la guerra e la crisi, si voterà nel 2023». Un sentiment diffuso tra i dem, che non è escluso potrebbero accogliere come una liberazione uno showdown ad opera di Salvini, che magari costringa tutti alle urne a ottobre. Lo stesso Letta si è sfogato, «se siamo da soli a prendere schiaffi non si va avanti». Ma piantato com’è con i piedi per terra, mette in campo le contromisure: come la campagna martellante per una «manovra choc» di aiuti ai lavoratori per riparare al caro bollette e caro inflazione, lo slogan sulla tutela dei salari, per «non regalare la questione sociale alla destra e non delegarla a nessuno», ovvero ai grillini.
LA STAMPA
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