Quei tre “no” di Vladimir Putin al Papa per la pace in Ucraina

Francesco Boezi

Se è vero che dalla Santa Sede insistono per organizzare iniziative in grado di contribuire alla pace in Ucraina, è vero pure che Vladimir Putin non è intenzionato ad assecondare il lavoro diplomatico delle “sacre stanze”.

In queste ore è emerso come papa Francesco abbia, per ben tre volte consecutive, provato a coadiuvare la realizzazione di un corridoio umanitario a Mariupol, una delle città più vessate dal conflitto scatenato dallo “Zar” alle porte d’Europa. Ma Putin non ha prestato ascolto a neppure una delle richieste della Santa Sede.
Come abbiamo già raccontato, Jorge Mario Bergoglio ha tentato anche utilizzando la “sponda” del patriarca ortodossa di Mosca Kirill. L’ecclesiastico è molto vicino al presidente della Federazione russa ma, nonostante questa prossimità che è tanto religiosa quanto ideologica, il coinvolgimento dell’autorità moscovita non è servito. Il Vaticano continua a considerare essenziale il dialogo con tutte le parti in campo: il canale dialettico con la Chiesa ortodossa di Mosca, per quanto le posizioni espresse da Kirill avrebbero potuto far pensare ad un allontanamento, non è mai stato chiuso.

Tra le ipotesi circolanti – come ha ripercorso Il Messaggero – anche quella di far sì che alcuni cittadini di Mariupol, quelli che sono rimasti all’interno delle acciaierie, che sono un obiettivo chiave per le truppe russe, potessero avere il via libera per andarsene e trasferirsi altrove, poi, attraverso delle vere e proprie barche messe a disposizione dal Vaticano. Ma pure questa eventualità non è stata presa in considerazione da Putin.

Molti fattori suggeriscono come la diplomazia della Santa Sede non abbia intenzione di modificare la sua strategia: con ogni probabilità, papa Francesco proverà di nuovo a proporre la costruzione di corridoi umanitari. L’atteggiamento dello “Zar”, d’altro canto, lascia pensare che sia molto difficile che il Vaticano riesca nel suo intento. E questo non dipende, con tutta evidenza, dalla concordia o dalla diversità di vedute con Kirill.

Intanto è tornato a parlare il segretario di Stato Pietro Parolin, che è uno degli alti ecclesiastici che si è speso affinché i cittadini di Mariupol potessero trovare rifugio: “Non si può arrivare alla pace attraverso le armi, al contrario ci si può arrivare solo rinunciando alle armi. Purtroppo, la disponibilità alla risoluzione pacifica dei conflitti è spesso inversamente proporzionale alla forza militare di cui si dispone”, ha detto, così come ripercorso dall’Adnkronos.

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