Putin alla parata del 9 maggio: «Volevano invaderci». Perché lo zar è stato così prudente?
Sotto una pioggia mista a neve sono sfilati soldati, mezzi militari e il Reggimento Immortale. Il presidente russo: dovevamo difenderci. Gerasimov, il capo di Stato maggiore, non c’era
DAL NOSTRO INVIATO
«Da dove comincia la patria?
Dagli amici fedeli del cortile, dalle filastrocche che ti canta la
mamma, e nessuno ti potrà mai togliere». Le casse acustiche sparse
ovunque sul percorso propongono canzoni del tempo di guerra, che tutti recitano in coro, ogni tanto interrompendo la successione con qualche «hurrà».
Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta
La prima fu uno degli ultimi successi dell’attore e cantante Mark Neumovic Bernes ed è il motivo più amato da Vladimir Putin . Era il tema del film dedicato al controspionaggio contro i nazisti. Lo vide da bambino, e decise che da grande avrebbe fatto l’agente segreto.
Il corteo
«Addio, addio, scriveteci spesso, ma non sappiamo dove». Nel 2019, i partecipanti alla manifestazione del Reggimento Immortale furono più di un milione, e oggi ci siamo quasi. Quando il corteo si muove verso il Cremlino per una marcia lunga dieci chilometri, a guardarlo da un dosso della Bielorusskaja sembra davvero non finire mai. Hanno tutti la foto del loro familiare che prese parte alla Grande guerra patriottica, reggono la riproduzione della bandiera rossa che venne innalzata sul Reichstag in fiamme, urlano Russia, Russia. Non è vero che partecipano per paura o perché costretti. Le spille con la Z sono poche. Sono qui, sotto una pioggia che talvolta si trasforma in neve, perché ci credono.
«Finché li ricordiamo, sono vivi». Vadim e Lidia sono marito e moglie, entrambi hanno perso il padre a Stalingrado. «Sappiamo che la guerra di ieri e quella di oggi rischiano di sovrapporsi. Ma noi siamo qui per la nostra storia, per il nostro orgoglio di russi». Con un sorriso complice, al momento dei saluti dicono mir, pace. Sui maxischermi si interrompono gli spezzoni del film di guerra in bianco e nero. In testa al corteo, quasi già sulla piazza Rossa, compare Vladimir Putin, tenendo tra le mani l’immagine di suo padre, invalido di guerra.
I non detti
Il discorso che il presidente russo ha letto al mattino, prima della parata dei mezzi militari, ha destato sorpresa per le cose non dette, e per i toni quasi prudenti. Ha cominciato con un parallelo tra i veterani del 1941-1945 seduti dietro di lui e i soldati che stanno combattendo nel Donbass. «Come gli eroi della Grande guerra patriottica, difendono la loro terra». Ma ben presto è passato a un riassunto dei motivi che lo hanno spinto ad invadere l’Ucraina, Paese mai nominato durante la sua orazione, come se non esistesse in quanto Stato.
«La Russia si è sempre battuta per creare un sistema di sicurezza mondiale equo e paritario. Abbiamo esortato l’Occidente a cercare soluzioni e compromessi, ma i Paesi della Nato non ci hanno voluto ascoltare. Siccome c’era una minaccia immediata ai nostri confini, abbiamo fermato preventivamente l’aggressione. Era l’unica decisione corretta e tempestiva da prendere». Se proprio vogliamo trovare una novità, è nell’attacco frontale agli Usa, come ai tempi della guerra fredda. «Gli Stati Uniti, soprattutto dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, hanno curato solo i loro interessi, umiliando anche i propri alleati che sono costretti a inghiottire tutto questo docilmente. Ma noi non rinunceremo mai all’amore per la patria e agli altri valori che l’Occidente sembra aver deciso di abolire».
A discorso, discorso e mezzo. La replica di Zelensky arriva con un video girato nella via centrale di Khreshchatyk alle prime ore dell’alba. Se Putin appare immerso nella folla, lui per celebrare il giorno della Vittoria si presenta da solo, dimostrando ancora una volta di conoscere alla perfezione l’uso dei simboli. Quanto alle parole, sono molto dure, destinate a scavare un solco ancora più profondo tra le due parti, se possibile. «Putin sta ripetendo gli orribili crimini del regime di Hitler, copiando la filosofia nazista. È condannato. Perché è stato maledetto da milioni di antenati quando ha iniziato a imitare il loro assassino. E quindi perderà tutto. Invece noi abbiamo vinto allora, e vinceremo anche questa volta».
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