L’Europa unita contro la crisi
Davanti alla prova dolorosa quanto imprevedibile della pandemia, l’Unione europea, dopo il comprensibile choc iniziale, ha fornito una buona prova di contrasto. Con una visione comune. Ora, con la guerra che sta sconvolgendo il continente nel suo fianco ad Est, l’Ue è chiamata a fornire segni importanti di coesione. A tutti i livelli, ma soprattutto nella capacità di promuovere un’iniziativa economica che possa metterla in sicurezza. Con un ombrello protettivo che abbia a rassicurare i Paesi più fragili (ma, temo, che oggi nell’Unione non vi siano soggetti che possano ritenersi al riparo da rovesci provocati dal sopraggiunto quadro di profonda instabilità).
La tentazione che ogni Paese voglia rispondere in proprio non è mai da escludere. Ma si tratta di tentazioni foriere di prevedibili delusioni. La realtà suggerisce ben altro. I cittadini si attendono dall’istituzione continentale risposte coerenti. Veloci. Lungimiranti. Il mondo delle imprese non può permettersi ritardi nella formulazione e attuazione di una strategia industriale capace di reggere allo choc in corso. La partita è decisiva. Ed è proprio nelle difficoltà incalzanti che l’Ue deve dare ragione della propria ragion d’essere. Fin qui, a onor del vero, si è visto ancora poco. La crisi energetica sta facendo emergere tentativi isolati di accordi. Negoziati che ciascun governo cerca di attuare e gestire in proprio. Un campanello d’allarme che dovrebbe preoccupare i decisori. Tanto più che stiamo entrando in recessione.
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