L’atlantismo di Supermario
Alain Friedman
Osservare i diversi modi di percepire in Italia e negli Stati Uniti l’imminente visita di Mario Draghi alla Casa Bianca è affascinante. Finora, negli Usa l’americano comune è stato beatamente inconsapevole dell’incontro che si terrà oggi tra il presidente Joe Biden e il primo ministro italiano. Ne daranno notizia i telegiornali della sera o il Washington Post o il New York Times, e quasi certamente il meeting sarà presentato alla stregua di un esempio della forza dell’Alleanza transatlantica, dopo la dimostrazione di unità data dai leader del G-7 nella videoconferenza di domenica con il presidente Zelensky. È facile prevedere che, nel loro incontro di oggi, Biden e Draghi riaffermeranno i valori occidentali e l’esigenza di difendere la democrazia, impegnandosi nel frattempo ad assicurare un sostegno continuo all’Ucraina nella sua resistenza contro l’aggressione russa. Più di ogni altra cosa, dal punto di vista dell’America vedremo un uomo – considerato uno statista europeo, un fedele alleato sia europeista sia atlantista – schierarsi a fianco al presidente ed esprimersi energicamente contro l’invasione dell’Ucraina.
Mario Draghi piace all’Amministrazione Biden. Il suo rapporto di amicizia con Janet Yellen, Segretaria al Tesoro, è profondo ed è maturato in dieci anni di collaborazione continua su questioni mondiali cruciali e importanti. Draghi gode anche di grande stima da parte di Biden. Yellen e Draghi hanno lavorato fianco a fianco per tutta la durata della crisi dell’euro, l’anno scorso hanno preparato il lancio dell’aliquota fiscale minima per le imprese e in tempi più recenti ancora hanno contribuito alla messa a punto delle sanzioni finanziarie contro la Russia. Si fidano l’uno dell’altra. «Mario ha continuato a mostrare la sua leadership e il suo impegno a favore dell’Alleanza atlantica» mi ha detto Janet Yellen durante un’intervista a marzo per il mio nuovo libro “Il prezzo del futuro”. «Abbiamo lavorato a strettissimo contatto con l’Italia sulle sanzioni e siamo convinti che lavoreremo bene con il primo ministro Draghi sui prossimi passi, insieme agli altri alleati europei» ha aggiunto la Segretaria al Tesoro americano. Nel frattempo, il fatto che il primo ministro italiano e il presidente americano faranno dichiarazioni d’intenti molto decise a favore della difesa dell’Ucraina in Italia è accolto in modo assai diverso. Per una fetta consistente dell’opinione pubblica italiana – per fortuna una minoranza, in ogni caso – è controverso e per alcuni aspetti addirittura negativo che Draghi e Biden si incontrino per un colloquio e per discutere di spedire armi all’Ucraina perché possa difendersi dopo essere stata invasa.
L’italiano comune oggi è sottoposto a un’assordante cacofonia di stupidaggini provenienti da una rumorosa minoranza di politici italiani populisti che stanno cercando di sfruttare e manipolare la paura della gente a loro vantaggio, prima nelle elezioni amministrative fissate a giugno e poi nelle politiche dell’anno prossimo. Questi populisti opportunisti, alcuni dei quali facenti parte della maggioranza di governo, tendono a fare leva sui timori di un’escalation che provano molte persone comuni. Sfruttano questa paura corteggiando il sentimento anti-americano. Accusano Biden. Accusano la Nato. Se si ascolta abbastanza a lungo il coro di coloro che sono contro la Nato, si può finire con il credere davvero che l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin sia colpa di Biden.
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