Washington punta sul premier per evitare fratture con la Ue su gas, petrolio e aiuti militari
dal nostro inviato Paolo Mastrolilli
WASHINGTON – L’Italia pilastro dell’alleanza occidentale che cerca di fermare Putin, difendendo democrazia e libertà, per contrastare i tentativi del Cremlino di sfruttare le potenziali crepe nell’Europa allo scopo di spaccarla e piegarla ai suoi fini. Su questo obiettivo il presidente Biden ha impostato l’incontro di ieri alla Casa Bianca col premier Draghi, secondo fonti autorevoli dell’amministrazione, mentre il Congresso si preparava ad approvare un altro pacchetto da 40 miliardi di dollari per sostenere Kiev. Lo zar “pensava di dividerci, ma ha fallito”. Dagli aiuti militari per l’Ucraina all’embargo sulle esportazioni russe di energia, dalle sanzioni economiche al rischio di un’emergenza rifugiati, Washington conta su Roma per arginare le incertezze di Berlino e le fughe in avanti di Parigi. La considera un interlocutore anche per la ricerca di una soluzione diplomatica, quando però avrà centrato l’obiettivo di trasformare l’aggressione di Mosca in un “fallimento strategico”. Infatti la portavoce della Casa Bianca Psaki ha commentato così la spinta di Palazzo Chigi per un cessate il fuoco temporaneo allo scopo di riaprire il dialogo: “Concordiamo che la crisi si possa risolvere solo col processo diplomatico, ma al momento non vediamo i segni che Mosca sia pronta a discutere. Vari tentativi sono stati fatti, però il successo richiede che i russi accettino di sedersi al tavolo e siano disposti a seguire questo processo”.
Ma quali sono le crepe che l’Italia può aiutare a prevenire o arginare? La prima è l’energia. Roma ha segnalato a Washington che sarebbe pronta anche subito all’embargo totale, cioè gas oltre al petrolio, se non fosse indispensabile non alienare la Germania. Perciò ha aumentato le forniture da Nord Africa e Medio Oriente, ed è pronta ad impiegare più LNG. A questo scopo gli Usa possono aiutare su due fronti: primo, accrescere le loro esportazioni, e quelle di alleati come Qatar e Australia; secondo, aiutare gli investimenti per costruire i rigassificatori. Gli Usa poi si rendono conto della rinnovata importanza della Libia e promettono più impegno per stabilizzarla.
L’energia è centrale tanto perché darebbe il colpo forse fatale a Putin,
quanto perché l’embargo potrebbe accelerare la recessione economica su
cui lui punta per dividere gli occidentali. Non a caso Biden ha tenuto
ieri un discorso sulle iniziative per raffreddare l’inflazione. Centrale
è anche la narrazione, e quindi far capire ai cittadini che la crisi è
frutto della guerra, non delle sanzioni adottate per fermarla.
Il problema economico ha un altro aspetto che riguarda l’Italia, cioè
l’emergenza rifugiati. Gli americani notano che 5 milioni di ucraini
sono già fuggiti, ma cosa succederà se diventeranno 10 milioni? E se la
crisi alimentare innescherà un’ondata di migrazioni dall’Africa e il
Medio Oriente verso le nostre coste? Motivo in più per fermare Vladimir.
Un discorso simile riguarda il riarmo dell’Ucraina. I putiniani lo usano
per fomentare i pacifisti, accusando gli occidentali di essere
guerrafondai. La verità è che la guerra l’ha scatenata Vladimir, e i
cannoni a Kiev servono a terminarla, impedendogli di imporre la sua
volontà al mondo. Perciò Washington apprezza l’intenzione di Roma di
fornire armi più pesanti, sperando che il governo superi le resistenze
nella maggioranza, alimentate con le stesse tecniche usate per
diffondere disinformazione e propaganda.
L’Italia potrebbe aiutare inviando più soldati con le missioni Nato in Europa orientale, ma è importante che partecipi al rafforzamento di Kiev. Per Washington l’obiettivo non è rovesciare Putin o annientare le sue forze armate, ma garantire che l’invasione sia “un fallimento strategico”, proprio per evitare che ci riprovi altrove. Su questo sono necessari l’unità e il contributo di tutti gli alleati. La difesa europea va rafforzata, investendo di più in coordinamento con la Nato, non creando doppioni.
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