Ucraina, cosa farà ora Putin? Lo scenario della guerra lunga, e dei “differenti tipi di sconfitta”
Che tempi ci sono per capire se il piano B avrà successo?
Verosimilmente da qui alla fine dell’estate, ossia finché durano buone condizioni meteorologiche che favoriscono il movimento di mezzi corazzati e truppe di terra. Ma nelle prossime settimane le nuove armi offerte dall’Occidente all’Ucraina raggiungeranno in sempre maggior numero i campi di battaglia e, con l’assistenza di consiglieri militari e dell’intelligence occidentale, le forze ucraine potrebbero essere in grado di resistere fino all’autunno, impedendo a Mosca di fare notevoli progressi nel Donbass e di arrivare fino a Odessa.
A quel punto cosa potrebbe accadere?
Se in autunno la guerra si assesta in una situazione di stallo, Putin avrebbe poco da offrire al proprio popolo in cambio dell’immenso dispendio di energie militari gettate nell’invasione e del grave danno provocato dalle sanzioni occidentali alla Russia. Non solo: anche se riuscisse a conquistare tutto il Donbass e Odessa, e a quel punto dichiarasse vittoria affermando che per Mosca l’operazione ha raggiunto i suoi scopi ed è conclusa, non sarebbe certamente conclusa per decine di milioni di ucraini che, sostenuti dalla Nato, continuerebbero a contrattaccare per cercare di riprendersi il proprio territorio. Per questo alcuni esperti, come Michael Clarke, docente di studi militari al King’s College di Londra, ritengono che le opzioni del capo del Cremlino si riducano a una scelta tra “differenti tipi di sconfitta”.
Esiste il pericolo che Putin reagisca con una escalation, usando armi chimiche o addirittura nucleari?
È un rischio evocato dall’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, alla conferenza del Financial Times di questi giorni a Washington. Il direttore della Cia William Burns, parlando al medesimo convegno, ha detto che al di là delle minacce del Cremlino non ci sono al momento segnali che Putin si prepari ad andare in quella direzione, ma al contempo non si può escludere nulla. Una possibile strada per giungere alla fine della guerra potrebbe essere diplomatica, o meglio psicologica, come hanno detto con parole simili sia Kissinger sia il presidente francese Emmanuel Macron. “Putin si è sentito offeso, inizialmente non da qualcosa che abbiamo fatto ma dal grande gap che si è creato con l’Europa”, afferma l’ex segretario di Stato Usa, pur facendo notare che questo non scusa la sua decisione di invadere l’Ucraina. “La pace non si ottiene umiliando la Russia”, dice il capo dell’Eliseo. Affrontarlo con fermezza militarmente, ma al tempo stesso tenere aperto un canale di dialogo: ecco la formula che si può ricavare da questi commenti. Nella grande sfida geopolitica tra democrazie e autocrazie citata spesso da Joe Biden, conclude Kissinger, “dobbiamo essere consapevoli delle differenze di ideologia che esistono, anziché farne la principale questione di confronto, a meno di essere preparati ad avere il cambio di regime come nostro principale obiettivo politico”.
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