Il costo della guerra: mutui e spesa, tutti i numeri della stangata

Giuliano Balestreri

Rate del mutuo più pesanti, prezzi delle case in aumento, carrelli della spesa sempre più vuoti e conti alla cassa in costante aumento. La minaccia dell’inflazione rischia di travolgere come un’onda la ripresa italiana. A cominciare dalle generazioni più giovani: quelle con i contratti più precari e i salari più bassi. Quegli stessi under 35 che movimentano il mercato dei mutui con oltre un terzo delle richieste: saranno loro i primi a dover alzare bandiera bianca davanti alla ripresa dei tassi d’interesse che a marzo, nelle rilevazione di Bankitalia, sono saliti al 2,01% – ai massimi da tre anni – dall’1,85% di febbraio. Per loro il combinato disposto con l’aumento dei prezzi dell’industria alimentare è lo specchio della crisi.

«Se il costo del denaro continua a salire i contraccolpi saranno più forti soprattutto per chi ha beneficiato delle agevolazioni garantite dal governo», spiega Simone Capecchi, Executive Director di Crif che poi aggiunge: «In una fase d’incertezza come quella che stiamo attraversando è difficile immaginare cosa possa accadere, ma è evidente che usciamo da un combinato disposto difficilmente ripetibile segnati da prezzi delle case in calo e tassi negativi».

Una crisi che si riflette anche dall’altra parte della barricata, sul fronte dei consumi alimentari: «La fatica delle famiglie la vediamo quotidianamente e i consumi alimentari pagano uno scotto pesante. Anche perché le tensioni sui costi solo in parte si scaricano sui prezzi. Siamo alla continua ricerca di un equilibrio tra domanda e offerta», fa eco Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, la rete dei mercati all’ingrosso italiana.

Mutui
Dai dati dell’Osservatorio Crif di aprile emerge una tendenza chiara con la costante contrazione delle richieste di mutui da parte delle famiglie italiane: un calo del 24,3% rispetto ad aprile 2021, spiegato fondamentalmente dal ridimensionamento delle surroghe. «Il mese scorso – spiega ancora Capecchi – le surroghe dei mutui sono state il 14% dei contratti, quando negli ultimi mesi erano arrivate fino al 40%. Non escluso, però, che nei prossimi mesi il trend riparta». Al netto delle surroghe, però, il numero di nuovi prestiti per l’acquisti di una abitazione è sostanzialmente invariato. Anche perché nonostante i tassi favorevoli, dal Crif osservano come quasi la metà della compravendite in Italia sia stata finalizzata con risparmi propri. «I bassi rendimenti dei titoli di Stato e i tassi negativi – prosegue il manager – hanno convinto le famiglie a utilizzare la liquidità per investire nel mattone». Ad aprile, però, si registra un altro aumento dell’importo medio richiesto (+5,8% a 146.467 euro): un trend che si giustifica la coda lunga dei bassi tassi d’interesse e il progressivo allungamento delle scadenze.

Buy now, pay later
Dinamica diversa sul fronte dei prestiti personali che aumentano in termini di domanda, ma si contraggono sotto il profilo delle somme richieste. Una caratteristiche tipicamente italiana, dettata dalla preoccupazione di non riuscire a far fronte alle spese e ai propri impegni finanziari. «Il fenomeno del Buy Now, Pay Later, compra ora e paga dopo, sta influenzando la modalità di acquisto e richiesta di finanziamento da parte del consumatore, perché – spiega ancora il Crif – permette di dilazionare il pagamento con piccole rate». In sostanza il meccanismo del pagamento ritardato non viene percepito come uno strumento di credito, ma come uno strumento per acquistare qualcosa senza avere il budget necessario. Anche perché non prevede alcun tipo di commissione per il compratore: in questo però, i consumatori arrivano a sottostimare i possibili effetti sul proprio profilo creditizio. E che stona con l’attitudine tricolore, ma che nell’ultimo anno è cresciuto del 134 per cento.

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