Nato, la Turchia «non vede con favore l’ingresso di Finlandia e Svezia»
Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina
Da quando è diventata membro della Nato, 70 anni fa, Ankara ha sempre approvato ogni allargamento ma oggi, per esempio, Erdogan ha detto di essersi pentito di avere accettato l’ingresso della Grecia che oggi utilizza la sua presenza nell’Alleanza contro Ankara: «Oggi non vogliamo ripetere lo stesso errore» ha spiegato.
I giochi, però, sembrano
ancora aperti. Lo dimostra la reazione cauta del ministro degli Esteri
finlandese Pekka Olavi Haavisto: «Facciamo un passo alla volta, dobbiamo avere pazienza» ha dichiarato.
I governi dei due Paesi hanno manifestato l’intenzione di discutere
della questione con Ankara domani a Berlino, in occasione della
riunione informale dei ministri degli Esteri della Nato. E anche la
segretaria aggiunta per gli Affari europei al Dipartimento di Stato
americano, Karen Donfried, ha fatto sapere di «star lavorando per chiarire la posizione turca».
Ieri il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha parlato per poco
più di mezz’ora della questione con la prima ministra svedese
Magdalena Andersson e il presidente finlandese Sauli Niinisto.
Un’ipotesi è che Erdogan chieda a Svezia e Finlandia di prendere una posizione chiara contro chi appoggia i separatisti curdi del Pkk in Turchia e quelli dell’Ypg in Siria in cambio del via libera all’adesione.
Il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg,
aveva detto che un’eventuale domanda di adesione da parte di Svezia e
Finlandia sarebbe accolta dalla Nato «a braccia aperte», e diversi
funzionari dell’Alleanza avevano detto che la procedura di accesso
potrebbe essere portata a termine in «un paio di settimane». L’ingresso
effettivo non potrebbe comunque arrivare prima di un periodo di almeno 6
mesi, poiché ogni Paese membro deve ratificare il protocollo
d’ingresso.
Di fronte alla «zona grigia» dove comunque Finlandia e Svezia si
sarebbero trovate — o si troveranno — tra il momento della richiesta
d’adesione alla Nato e il loro effettivo ingresso, il premier britannico
Boris Johnson
aveva firmato con i due Paesi, due giorni fa, due accordi per offrire
loro garanzie di sicurezza da parte di un Paese nucleare, come appunto
la Gran Bretagna.
Un rapporto pubblicato dal governo svedese su quello che potrebbe
accadere dopo la formalizzazione della loro domanda di accesso
all’Alleanza atlantica prevede che Mosca potrebbe reagire con attacchi
«ibridi» — da quelli cibernetici alle violazioni dello spazio aereo o
marittimo svedese . Secondo il report, sarebbero possibili anche
«segnali strategici» con armi nucleari.
La ministra degli Esteri della Svezia, Ann Linde, ha detto ai
parlamentari che «un attacco armato alla Svezia da parte della Russia
non può essere escluso.
Come scritto da Gianluca Mercuri qui,
«nel 1948 la Finlandia firmò un Trattato di amicizia con l’Urss,
impegnandosi a non consentire mai operazioni militari antisovietiche
attraverso il suo territorio. Helsinki è entrata nel 1995 nell’Unione europea,
insieme alla Svezia, e fa parte della moneta unica. È anche uno dei 10
membri della Joint Expeditionary Force, un’alleanza a guida britannica
che comprende 10 Paesi (i tre scandinavi, Danimarca, Islanda, Olanda e i
tre baltici) ed è una sorta di sotto-alleanza della Nato. Ai
finlandesi andava bene così fino a due mesi e mezzo fa, quando i
favorevoli all’ingresso nella Nato erano tra il 20 e il 25%. Ora sono il
76%».
La Finlandia porterebbe con sé in dote «uno degli eserciti migliori d’Europa,
con qualcosa come 280 mila soldati e 900 mila riservisti, su una
popolazione di 5 milioni e mezzo di abitanti, e credenziali perfette per
la Nato, con il parametro del 2% del Pil da destinare alle spese
militari già raggiunto, quando molti membri (come l’Italia) ne restano
lontani nonostante sia stato stabilito nel 2014. Al confine tra Nato e a Russia si aggiungerebbero 1.340 chilometri.
Quanto alle conseguenze politiche, i due fronti polemici di queste
settimane hanno posizioni che ricalcano quelle sull’Ucraina: gli
osservatori preoccupati dalle mosse occidentali temono che si stia ripetendo l’errore dell’espansione della Nato a Est,
che se non minaccia la Russia comunque la fa sentire minacciata. Ora
ancora di più. Gli osservatori entusiasti delle mosse occidentali, che
non ritengono affatto un errore l’espansione della Nato a Est,
sottolineano al contrario che la Finlandia ha il diritto di fare quel che le pare, proprio come l’Ucraina».
Nel conflitto in Ucraina la Turchia, pur condannando nettamente l’invasione russa e fornendo i droni all’esercito ucraino, si è posta in un ruolo dialogante con la Russia, per esempio non aderendo alla sanzioni decise dall’Occidente e cercando di favorire la strada di un negoziato.
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