Via alla fase tre della guerra: ritiro totale dei russi da Nord. Si concentrano sul Donbass

Andrea Cuomo

Benvenuti al Sud. La guerra in Ucraina sembra i procinto di entrare in una nuova fase, la terza, in cui i russi punteranno tutte le proprie carte sulla parte meridionale del Paese, accettando di perdere qualche posizione a Nord e a Nord-Est.

A dimostrarlo c’è quanto sta accadanto a Kharkiv e Izyum. Nella città del Nord, la seconda più grande dell’Ucraina, le forze di casa sembrano aver sconfitto gli invasori. Lo afferma, come riporta la Bbc, l’Institute for the Study of War, secondo cui la strenua resistenza di quella che è nota come la «città fortezza» ha spinto i russi a rinunciare a quello che a inizio guerra era sembrato un obiettivo strategico per le armate putiniane. Ieri gli abitanti di Kharkiv hanno iniziato a far ritorno nelle loro case, anche se il governatore della regione, Oleh Synyehubov, ha incoraggiato alla massima prudenza i suoi concittadini, perché i russi hanno pesantemente minato la regione. Anche a Izyum, città di circa 50mila abitanti a circa 200 chilometri da Kharkiv, c’è odore di ritirata russa. Le truppe ucraine hanno lanciato una controffensiva e secondo Synyehubov «il nemico si sta ritirando in alcune aree».

Questo arretramento naturalmente non assomiglia a una resa, anche se di certo è una dimostrazione plastica delle difficoltà incontrate dalle forze russe sul campo. Il Cremlino sta modificando e in parte ridimensionando i propri obiettivi, scegliendo di concentrare una forza maggiore al Sud dell’Ucraina, in particolare a Kherson, non lontano dal Mar Nero e a Nord della Crimea, e concentrano i loro sforzi su Severodonetsk e Lysychansk, i due principali centri del Lugansk ancora in mano agli ucraini. Il successo appare molto complesso anche a causa della distruzione da parte degli ucraini dei ponti sul fiume Siverskyi Donets, per attraversare il quale l’armata di Putin sta subendo molte gravi perdite difficili da rimpiazzare.

Il progetto degli strateghi di Mosca sembra chiaro: stabilire una continuità territoriale su quasi tutta la parte meridionale dell’Ucraina e gli oblast’ del Donbass, quelli di Donetsk e Lugansk, il cui omonimo capoluogo è stato definito ieri dalla commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmyla Denisova, «una nuova Mariupol, con 40mila residenti bloccati senza elettricità, acqua gas e comunicazioni». Qui i separatisti stanno pianificando addirittura la mobilitazione delle donne tra i 35 e i 50 anni, delle quali l’amministrazione filorussa chiede elenchi alle aziende con delle lettere che sono state pubblicate sui social. Ed è sempre qui che nelle prossime settimane forse nei prossimi mesi, si svolgerà la battaglia decisiva di questa fase della guerra, con i russi impegnati a creare una cintura che imprigioni tra i 10mila e i 15mila soldati ucraini. Dal se e dal quanto velocemente i russi dovessero raggiungere i propri obiettivi dipenderà la durata di un conflitto che potrebbe trasformarsi in una guerra di logoramento. Ma secondo gli analisti dell’intelligence ucraina la guarra avrà il suo culmine ad agosto per concludersi entro fine anno.

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