Carfagna e Meloni, le due duellanti
Francesca Schianchi
È appena un inciso, buttato lì all’inizio dell’intervento. «Ci tengo a portare il contributo di Fratelli d’Italia a questo evento dedicato all’attenzione al Mezzogiorno… confidando che sia questo l’obiettivo e non quello che ricostruiscono i giornali oggi», sorride sorniona Giorgia Meloni collegata da casa, la prima dei leader di partito – manca solo Matteo Salvini – ospiti dell’iniziativa sorrentina di Mara Carfagna. Sperando che il fine della due giorni appena trascorsa in Costiera tra presidente del Consiglio e capo dello Stato, mezzo governo e commissari europei, sia confrontarsi sul Sud e i suoi problemi: non costruire una leadership alternativa nel centrodestra, allude (infastidita? ) la presidente di Fratelli d’Italia. Alla padrona di casa Carfagna tocca sfoderare il suo sorriso più raggiante per assicurare che no, «non c’è altro obiettivo in questo evento», è la ministra per il Sud e vuole darsi un profilo istituzionale, «sono una donna dello Stato e conosco il limite tra politica e istituzioni»: una donna dello Stato, sottolinea la scelta delle parole chi la conosce bene, mica «sono una donna, sono una mamma, sono cristiana», il grido di battaglia della Meloni dai palchi dei comizi. E dire che nei giorni scorsi in un paio di interviste aveva pure predicato la necessità di ricucire con Fratelli d’Italia: ieri, alla kermesse tra i limoni di Villa Zagara, pareva proprio lei, la ministra salernitana, candidarsi ad essere l’unica possibile anti-Meloni del centrodestra.
Due settimane fa, tutta l’attenzione era puntata su Giorgia Meloni e la sua convention milanese. Prova di forza nel suo campo, oltre quattromila delegati a dimostrare di essere il partito più effervescente dello schieramento – benedetto dai sondaggi, primo da quelle parti e forse in assoluto, è un testa a testa col Pd – un unico messaggio arrivato forte e chiaro alle orecchie dei presunti alleati che non frequenta più dai giorni difficili del Quirinale: io vado avanti, con o senza di voi. Salvini, sentendosi trattato «da imbucato» (parole sue), decide di non farsi vedere e risponde a Roma, ieri, con una giornata di conferenza programmatica come a dire: ci sono anche io, anche noi, anche la Lega, che pure dai tempi gloriosi del Papeete non è più stata la stessa.
Ma è poco più a Sud, sul mare della Costiera, che la ministra dai modi felpati e dai contatti trasversali si esercita da leader, il Forum Ambrosetti a organizzare e il marito Alessandro Ruben sempre al suo fianco, avvocato ed ex parlamentare dalle vaste relazioni internazionali da Israele agli Usa, l’ambasciatore americano facente funzione e la principessa del Kuwait Sheikha Hissah Saad Al Sabah, una sfilata di ministri che sembra Palazzo Chigi, manager e imprenditori, Mario Draghi in presenza per il primo discorso dopo la trasferta americana e persino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in prima fila ad assistere: poteva bastare un messaggio e invece no, eccolo lì, con la Carfagna che sorride soddisfatta e sa bene che certo, di ricette per il Mezzogiorno si sta parlando in questi due giorni, ma in quelli a venire lei si gioca molto di più. Mentre la Meloni da Milano sembrava voler rassicurare sulla sua affidabilità il mondo produttivo e istituzionale, la Carfagna da Sorrento lo esibisce come un trofeo già conquistato.
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