L’Europa converte il Pnrr per l’autarchia energetica

dal nostro corrispondente Claudio Tito

BRUXELLES – Quasi 300 miliardi per abbandonare in pochi anni la dipendenza dal gas russo. Per convertirsi alle rinnovabili, ma anche per individuare altre riserve di energia fossile. Per investire nel solare e per individuare nuove risorse tra i carburanti tradizionali. Per rendere l’Europa indipendente e autonoma. In una sorta di “autarchia” energetica del XXI secolo. Ecco il Piano europeo “RepowerEu” che sarà presentato domani dalla Commissione Ue e che per raggiungere l’obiettivo stanzia una cifra di tutto rispetto.

Al suo interno anche una piccola rivoluzione che riguarda il “NextGenerationEu”. Il famoso Recovery Fund escogitato per affrontare la crisi Covid, ora viene in parte dirottato sulla crisi-Russa. Circa 200 miliardi dei quasi trecento, infatti, vengono dal Pnrr. Ma non c’è un nuovo fondo. Non esiste una nuova comunitarizzazione del debito. Si inserisce solo un capitolo nella disciplina del NextGenerationEu per dire che si possono usare quei soldi per effettuare investimenti in questo settore entro il 2030. Si tratta in particolare dei prestiti – i loans – non utilizzati e non richiesti dagli Stati. Solo l’Italia, del resto, ha deciso di fare ricorso a tutta la quota a sua disposizione.

Ma il pacchetto non si ferma qui. Buona parte dei finanziamenti vengano recuperati da strumenti già messi a disposizione degli Stati membri. Ad esempio, ogni Paese può distogliere oltre il 10 per cento dei fondi agricoli per raggiungere l’autonomia energetica. Si tratta di circa 60 miliardi, in questo caso, spendibili a titolo gratuito senza dover restituire l’importo all’Unione. Stesso discorso per le aste sugli Ets (il sistema con sui si pagano le emissioni inquinanti): l’Ue accelererà su queste procedure e metterà a disposizione altri 20 miliardi di euro a fondo perduto.

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