L’Europa converte il Pnrr per l’autarchia energetica
Naturalmente ogni investimento da qui ai prossimi sette anni deve puntare tutto sulla neutralizzazione dei prodotti russi. Non a caso nel pacchetto c’è una misura che in parte contraddice il “Piano dei piani” per l’ambiente, il “Fit for 55”, varato dall’Ue lo scorsa estate. Dieci miliardi vengono infatti resi disponibili per la ricerca e la trasformazione dei combustibili fossili. Molti di questi soldi, ad esempio, potranno essere impiegati dall’Italia per due obiettivi: il raddoppio del gasdotto Tap che arriva in Puglia dall’Azerbaijan e per la costruzione di nuovi rigassificatori che consentano la trasformazione del gas liquefatto in buona parte acquistato dagli Usa.
In questo ambito, due miliardi sono sostanzialmente messi a
disposizione dell’Ungheria per riammodernare le loro raffinerie di
petrolio (in particolare quelle che trasformano il greggio in diesel) e
per la costruzione di un nuovo oleodotto che liberi Budapest dalle
condotte russe. Sebbene, questa proposta sia stata già bocciata dal
governo ungherese definendola ampiamente insufficiente.
Per non contraddire eccessivamente il “Green Deal” europeo, poi, vengono
introdotti obiettivi nuovi rispetto al piano verde della scorsa estate:
le fonti rinnovabili, ad esempio, dovranno coprire il 45 per cento – e
non più il 40 per cento – del fabbisogno entro il 2030.
Infine, domani insieme a questo Piano la Commissione presenterà una comunicazione che mette in relazione gli investimenti e la guerra in Ucraina. Per aiutare il governo di Kiev è pronto un pacchetto di prestiti per i prossimi cinque anni che per l’Ue dovrebbe ammontare a oltre 10 miliardi l’anno per i prossimi cinque.
REP.IT
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