Capaci, la cronaca in redazione di quel sabato maledetto di trent’anni fa: “C’è stato un attentato, è un inferno”
La strage di Capaci: la scheda sullʼomicidio di Giovanni Falcone
Allo svincolo di Isola delle Femmine imbocchiamo una strada che
costeggia l’A29, ci indirizzano gli elicotteri che volteggiano sopra di
noi e i lampeggianti delle auto delle forze dell’ordine. Raggiungiamo
così la zona dell’agguato, saliamo a piedi su un terrapieno e ci
‘affacciamo’ dal bordo dell’autostrada.
Quello che si presenta all’improvviso è una scena che mi lascia senza fiato, non per la polvere che ancora si respira o per l’odore acre dell’esplosivo, ma per lo sgomento.
Un tratto di autostrada non c’è più
,
“cancellato” da 500 chili di tritolo piazzati in un cunicolo che hanno
sventrato l’asfalto aprendo una voragine di alcune decine di metri. Ai
bordi di questo “cratere” si muovono come fantasmi gli investigatori.
Non ci sono ancora troupe televisive né altri giornalisti. Lannino
comincia a scattare le prime immagini che poco dopo saranno trasmesse
dall’Ansa su tutti i circuiti internazionali.
L’automobile che apriva il corteo blindato, una Fiat Croma
marrone con tre agenti di scorta, investita in pieno dall’onda d’urto, è
stata catapultata a un centinaio di metri di distanza. I vigili del
fuoco sono al lavoro con cesoie e fiamma ossidrica per estrarre i corpi
dei tre uomini di scorta, ancora imprigionati tra le lamiere.
Le frasi indimenticabili di Giovanni Falcone
La vettura su cui viaggiava Falcone, una Fiat Croma di colore bianco, appare invece come sospesa sull’orlo della voragine. Il magistrato e la moglie, Francesca Morvillo, spireranno poco dopo in ospedale. Sul teatro dell’attentato cominciano intanto ad arrivare i responsabili degli uffici investigativi e giudiziari, molti dei quali erano alla cerimonia d’inaugurazione della Fiera del Mediterraneo.
Nessuno di loro ha la forza di dire una parola
.
Urlano di rabbia invece i colleghi degli agenti dilaniati
dall’esplosione: “Bastardi macellai…”. Un altro agente piange come un
bambino davanti all’auto dove sono imprigionati i corpi dei suoi
colleghi.
Giovanni Brusca: chi è lʼuomo del telecomando della strage di Capaci
Tutto intorno al cratere dell’esplosione è un panorama di morte e devastazion: frammenti di asfalto e pezzi di lamiera delle automobili sono sparsi nel raggio di 500 metri. Il boato è stato udito a chilometri di distanza. Un attentato spaventoso. Provo a dettare le prime notizie da Capaci ma è impossibile. I cellulari sono muti, così come il telefono fisso di una fabbrica vicina: l’esplosione ha tranciato le linee elettriche e telefoniche della zona. Torno di corsa a Palermo in redazione e comincio scrivere il pezzo che non avrei mai voluto scrivere: “Per uccidere Giovanni Falcone è stata utilizzata una tecnica libanese…”.
TGCOM
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