Il rischio di sprecare la grande occasione

La parte del Pnrr incentrata sulla transizione ecologica sforerà inevitabilmente alcune scadenze previste per la decarbonizzazione, e la transizione energetica dovrà essere affiancata da un sostanziale afflusso di nuovi fondi provenienti dal nuovo programma RePowerEU. Parallelamente, il piano Cingolani per raggiungere la piena autonomia dal gas russo prima della fine del 2023 ha un potenziale dirompente per l’Italia, in senso positivo. Può cambiare davvero le regole del gioco. Ma questo al di fuori del Pnrr. Persino i piani progettati con più cura però possono fallire, se non si riesce ad accedere ai soldi del Pnrr e a investirli, e se le riforme non vengono approvate e attivate. E i fondi non verranno erogati se l’Italia non approverà secondo le tempistiche le riforme chiave che sono state già concordate tra Bruxelles e Roma.

Perché l’Italia rischia di sprecare l’occasione del secolo? Ho posto questa domanda a molti opinion leaders italiani. La maggior parte di loro ha individuato il rischio più grave nella fibrillazione preelettorale che potrebbe indebolire il governo Draghi entro l’autunno del 2022, erodendo le capacità del premier di portare a termine le riforme necessarie nei tempi previsti. Anche se annacquate, le riforme sono importanti. Quasi tutti mi hanno detto poi che il secondo rischio più grave è che le tempistiche del Pnrr non vengano rispettate a causa della burocrazia e dell’incapacità di spesa nei territori. E poi, ovviamente, gli opinion leaders temono anche la mancanza di continuità dopo che Draghi avrà lascito Palazzo Chigi nel 2023. Non c’è da temere solo l’instabilità prima, durante e dopo le elezioni politiche del 2023: la paura più grande è che il prossimo governo non avrà le stesse doti di quello attuale in termini di serietà, competenza e impegno quando si troverà a gestire il Pnrr e perseguire le riforme necessarie.

Per adesso però Draghi è ancora a Palazzo Chigi, e io mi aspetto che la strigliata che ha rifilato ai suoi ministri giovedì sera non sia un episodio isolato. Purtroppo siamo forse condannati a vivere quest’anno in una sorta di eterno Giorno della Marmotta, in cui i politici continuano a strillare i loro slogan demagogici, e allora Draghi li convoca, gli fa una bella lavata di capo, e a quel punto o si mettono in riga o si mette la fiducia. E poi ricomincia tutto da capo. Certo, finché le riforme verranno fatte nei tempi, i soldi del Pnrr continueranno ad arrivare. Whatever it takes…

LA STAMPA

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