Scatta la gara a ricostruire l’Ucraina: Boris Johnson “prenota” Kiev
Anna Zafesova
Nel “Servo del popolo”, la brillante serie comica che ha portato al potere Volodymyr Zelensky, c’è una scena esilarante, con gli oligarchi avversari del presidente onesto che giocano a un Monopoli disegnato a forma dell’Ucraina, contendendosi porti, miniere e fabbriche. Ieri a Davos il leader ucraino ha proposto una nuova versione di questo gioco alla business community del mondo intero. Ogni Paese, città o società estera potrà “adottare” una regione, o un settore industriale dell’Ucraina, per partrocinarne l’immensa opera di ricostruzione postbellica, una partita valutata per ora – a guerra ancora lontana dalla conclusione, e in maniera totalmente approssimativa – in 500-600 miliardi di dollari. Un disastroso buco senza fondo, che però potrebbe diventare anche l’affare del secolo, con un nuovo piano Marshall, che l’Occidente e in particolare l’Europa probabilmente finanzieranno e garantiranno, almeno in parte.
Molti hanno ricordato in questi mesi il passato di attore di Zelensky, per spiegare la sua immensa abilità nella comunicazione, che gli ha fatto vincere con grande distacco la classifica dei personaggi più importanti dell’anno votata dai lettori della rivista Time. Pochi si ricordano che il presidente ucraino è anche un imprenditore di successo: i film e le serie creati dalla sua casa di produzione sono tra i campioni di incassi, anche in Russia. Sa benissimo che parlare agli imprenditori di diritti, di libertà, dei morti di Bucha, significa parlare a loro come persone, ma non ai loro bilanci, ai dividendi che devono versare ai loro azionisti e agli stipendi che devono pagare ai loro dipendenti.
E così sceglie di parlare da uomo d’affari e dire loro che il mio Paese diventerà il più grande progetto infrastrutturale e tecnologico dell’Europa. Chi arriva prima si prende il meglio (è da qualche settimana che gira la voce che la ricostruzione di Kyiv e regione verrà patrocinata dal Regno Unito, un diritto di prelazione conquistato da Boris Johnson con il suo appoggio militare e politico). Ma ci saranno ricche occasioni di investimento per tutti: bisognerà ricostruire ponti che ora vengono fatti saltare, magazzini centrati dai missili russi, fabbriche devastate dalle bombe e quartieri interi rasi al suolo. Bisognerà ricoltivare campi bruciati e rimettere in piedi scuole e ospedali inceneriti, riasfaltare strade sbriciolate dai cingolati dei carri e ricostruire da zero gli aeroporti, colpiti dai missili russi già nelle prime ore.
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