I segreti della setta Ramtha
Francesco Grignetti
DALL’INVIATO A SPINELLO DI SANTA SOFIA. Ci avevano creduto davvero alla montagna incantata, Paolo Neri e Stefania Platania, 67 e 65 anni, i coniugi che si sono uccisi sparandosi un colpo in testa all’unisono. Ex dipendenti del Senato, in pensione anticipata da qualche anno. Lui a palazzo Madama se lo ricordano ancora nella livrea di commesso, lei addetta al centralino. Mai una sbavatura, sempre precisi, con un rovello interiore, però: la convinzione che la fine del mondo era vicina, anzi vicinissima. Seguaci della setta Ramtha, sicuri che i Maya avessero predetto l’apocalisse del genere umano per il 21 dicembre 2012, sinceramente in ansia per i loro amici, tentavano di mettere in guardia conoscenti e colleghi. «La salvezza è a Spinello, tra le montagne dell’Appenino romagnolo». E così non solo frequentavano i corsi della leader spirituale, l’americana JZ Knight, ma si erano comprati casa nel comprensorio di Spinello e avevano fatto grandi lavori per creare un bunker anti-apocalisse.
Poi però il 2012 era passato senza colpo ferire. Quelli di Ramtha ci erano rimasti male. Anche i coniugi Neri-Platania. «Si diceva che forse c’era stato un errore di comunicazione e che l’apocalisse sarebbe arrivata nel 2021 e non nel 2012. Ma anche invertendo i numeri, siamo ancora qua…», dice il signor Paolo, arzillo nel suoi settant’anni, dal forte accento cesenate, vicino di casa. E lo dice con arguzia bonaria, alla Tonino Guerra. Insomma la profezia li aveva traditi.
Ramtha, così la fondatrice della setta parlava agli adepti in un video del 2013
Loro che inseguivano di notte le energie positive della montagna, con la mano destra aperta a mo’ di radar, il mondo li aveva traditi. E così sembra che fossero caduti in una profonda depressione. Lo hanno scritto pure nel biglietto ai figli, ora straziati dal dolore, che per trovare un posto migliore dovevano lasciare questa terra.
Eppure Spinello è uno spicchio di paradiso. Una montagna verde, di pascoli e boschi, incastonata tra Romagna, Marche e Umbria. La gente ci viene a passare l’estate. Qualcuno ci vive. Saranno duecento case, ma pochissimi sono i residenti fissi. Tra questi, una trentina di persone anziane, chiuse nel loro mondo, ovvero i resti di Ramtha, quella che fu una setta con un certo seguito. «A un certo punto – racconta la signora Nana, che ben li conosce perché lavorava al palazzetto dello sport dove si tenevano i raduni – ne arrivavano mille a botta. Si accampavano con tende e camper per una o due settimane. Si lavorava come pazzi».
Già, i Ramtha. Convinti che la fine del mondo fosse dietro l’angolo. Con la santona che s’era proposta come il «canale» attraverso cui un antico guerriero di Atlantide aveva preso a parlare al mondo. Il suo messaggio era semplice quanto efficace: preparatevi al nuovo diluvio universale! Neri e Platania l’avevano preso sul serio.
Lui aveva affidato ai social anche alcune indicazioni per non sbagliare: niente mobili di truciolato perché poi respirate la formaldeide; serve un buon sistema di areazione; munitevi di lampade solari perché l’elettricità ve la scordate. Sentivano di poter dare consigli perché erano stati tra i primi a munirsi di bunker, pieno di scorte. Ed erano rimasti talmente convinti da Ramtha, da aver messo dappertutto il giglio che è il suo simbolo.
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