Gli Usa vogliono il default russo. Mosca: “Pagheremo in rubli”

Il paradosso è che di denaro la Russia ne ha in abbondanza. Ed è questo il primo elemento a cui si è già appellato il governo di Mosca cercando di ostacolare la messa al bando dai mercati internazionali. La Russia affronta una «situazione artificiale creata da una nazione ostile», ha scritto in un comunicato il ministro delle Finanze Anton Siluanov. «Abbiamo i soldi e la volontà di pagare».

Pur escludendo le riserve in valuta congelate dai Paesi occidentali in seguito alle sanzioni (circa 300 miliardi di dollari), Mosca incassa ogni giorno circa un miliardo dalle cessioni dei suoi idrocarburi (solo il bilancio complessivo di aprile parla di 28 miliardi). Cifre enormi a cui si contrappone un debito davvero esiguo, gestito con pugno di ferro dal super-falco Nabiullina: non oltre il 17% del prodotto interno. I bond emessi in valuta hanno un valore intorno ai 40 miliardi, di cui solo la metà in mano agli investitori globali. C’è chi ha calcolato che da adesso al 31 dicembre Mosca dovrebbe versare in cedole agli investitori meno di quanto incassa in una settimana per gas e petrolio.

Non è l’unica particolarità della situazione attuale. Tra le più evidenti c’è la corsa del rublo, che ha raggiunto e superato i livelli pre-guerra. Peccato che un vero e proprio mercato valutario non ci sia più e con la loro moneta i russi non possano ormai comprare praticamente più nulla. A dimostrarlo è l’andamento delle importazioni, passate dai 27,5 miliardi di febbraio, a una cifra che le stime di aprile valutano tra i 5 e i 10 miliardi. Un livello del genere, dicono gli analisti, non si vedeva dal 2001-2002, gli anni della grande crisi.

IL GIORNALE

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