Ucraina Russia, news sulla guerra di oggi | Ira di Putin per le super armi Usa a Kiev. Zelensky: Donbass, situazione difficile ma tornerà nostro
Ore 07:31 – Si rischiano 400mila arrivi di migranti in Italia per la crisi alimentare
(Gianluca Mercuri)
Fin dalla visita a Washington di due settimane fa, il presidente del
Consiglio Mario Draghi si è dato un obiettivo concreto e immediato, per
certi versi perfino più urgente della ripresa dei negoziati: sbloccare il grano ucraino che la guerra ha reso inesportabile.
Punto per punto:
• Perché è importante
Per un interesse umanitario vitale per il mondo — non aggravare la
situazione alimentare di decine di milioni di africani e asiatici: la
fame colpirà 220 milioni di persone, dice il vicedirettore della Fao Maurizio Martina ad Alessandra Arachi —
e per un interesse nazionale vitale per l’Italia, evitare una
gigantesca ondata di profughi da Sud che si aggiungerebbe a quella,
finora gestita con successo, degli ucraini.
• L’allarme dei servizi
Rivela Francesco Verderami che
«da settimane l’intelligence italiana ha informato il governo che il
Paese rischia di essere investito da un flusso straordinario di arrivi
calcolato in “centinaia di migliaia” di persone», «quattrocentomila»
secondo un membro del governo.
•Il cibo come arma
È l’accusa che gli Usa rivolgono alla Russia e purtroppo non
sembra campata in aria: pare evidente l’interesse di Mosca a
destabilizzare l’Europa con una nuova ondata di sbarchi, sia per
vendetta sia per farle passare la voglia di aiutare gli ucraini.
•La telefonata con Kiev
Giovedì Draghi aveva affrontato la questione grano con Putin, che
aveva espresso la volontà di «controllare le rotte» delle navi cariche
di cereali. Ieri il premier ne ha parlato anche con Zelensky, che ha
chiesto aiuto sul problema «dell’approvvigionamento di carburante». Il
presidente ucraino ha detto che ci sono 22 milioni di tonnellate di
grano ferme nei silos. Sempre ieri, Putin ha aggiunto che «la parte
ucraina dovrebbe sminare al più presto i porti per il libero passaggio
delle navi bloccate».
(Questo punto è stato pubblicato
originariamente su PrimaOra, la newsletter che il Corriere riserva ogni
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Ore 07:18 – Zelensky e la situazione nel Donbass
Nel Donbass la situazione è «difficile»: ma anche quell’area dell’Ucraina «tornerà nostra».
A parlare, di fronte a una situazione sul campo obiettivamente complicata, è il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.
«La Russia non dovrebbe pensare che terrà sotto il loro controllo le
città di Lyman o Severodonetsk — poiché alla fine torneranno in
Ucraina», ha detto. «Ecco perché dobbiamo aumentare la nostra difesa,
aumentare la nostra resistenza e il Donbass sarà di nuovo ucraino. Anche
se la Russia porterà tutte le sofferenze e la rovina nel Donbass,
ricostruiremo ogni città, ogni comunità», ha aggiunto.
Ore 07:12 – La visita a Parolin, i contatti turchi: il retroscena della visita di Salvini
(Marco Cremonesi) Matteo Salvini, salvo sorprese, dovrebbe partire per Istanbul nei prossimi giorni, forse domenica, per poi dirigersi a Mosca per almeno 48 ore.
Al momento, nessuno sa dire chi incontrerà e il perimetro esatto
della missione: si parla soltanto di incontri con «esponenti
istituzionali».
Certamente il leader leghista ha lavorato con convinzione per
organizzare il viaggio, pare di concerto con il suo consigliere
diplomatico Antonio Capuano. E il 5 maggio ha incontrato l’ambasciatore turco a Roma, Omer Gucuk.
Nelle scorse settimane, si era diffusa la notizia che Salvini avesse
già chiesto il visto all’ambasciata russa. Ma allora, lui aveva
smentito: «Non so neanche dove sia il mio passaporto».
Ieri, i cronisti hanno interpellato il leader leghista: «Mi chiedono
se andrò a Mosca… C’è il dovere di fare di tutto per avvicinarsi alla
pace e, come Draghi ha fatto bene a chiamare Putin, io ce la sto
mettendo tutta».
Ieri mattina il leader leghista ha incontrato in Vaticano il
cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, anche se la Lega
ufficialmente non conferma.
(Il retroscena integrale firmato da Marco Cremonesi è qui)
Ore 06:41 – La mossa di Matteo Salvini, che progetta di andare a Mosca
(Gianluca Mercuri) Il leader della Lega, Matteo Salvini, sta lavorando a un possibile viaggio a Mosca.
• Quando vuole andare?
Nei prossimi giorni: forse già domani sarà a Istanbul per poi
raggiungere da lì la capitale russa, dove si fermerebbe almeno due
giorni per «incontri istituzionali». Nel 2017 aveva visto Lavrov.
•Parole sue
Ha detto ieri Salvini ai giornalisti: «Mi chiedono se andrò a
Mosca. Lo chiedo a voi. Draghi ha fatto una cosa giusta: ha chiamato
Putin. È chiaro che la pace non la ottieni accendendo una candela in
Duomo, ma va costruita e cercata telefonata per telefonata, incontro per
incontro. C’è il dovere di fare di tutto per avvicinarsi alla pace e,
come Draghi ha fatto bene a chiamare Putin, io ce la sto mettendo
tutta». Nella chat della Lega, rivela Marco Cremonesi,
è stato più esplicito: «Dopo un lavoro di settimane e a tutti i livelli
si sta aprendo la possibilità di incontrare, per parlare di cessate il
fuoco, forniture di grano e ritorno al dialogo, rappresentanti dei
governi di Russia e Turchia, nonché rappresentanti di altri governi e
istituzioni internazionali».
• Gli incontri preparatori
Il 5 maggio Salvini ha visto l’ambasciatore turco a Roma, e ieri il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin.
• Come l’hanno presa nella Lega
Cremonesi: «I leghisti alzano le braccia: “È diventata la sua ossessione…”». E «un dirigente di rango» si è lasciato andare: «Non so se ha senso ribadire una volta di più l’immagine dell’“uomo di Mosca”».
Marco Galluzzo ricorda a questo proposito che «i rapporti di Salvini
e altri esponenti della Lega con il potere russo non sempre sono stati
giudicati trasparenti, sia da inchieste giornalistiche sia da indagini giudiziarie,
indagini che non hanno coinvolto direttamente il leader della Lega, ma
hanno acceso un faro non sempre limpido sulla sua rete di relazioni con
Mosca».
•Come l’hanno presa nel governo
Galluzzo: «“È una notizia che si commenta da sola”, rilevano con una punta di fastidio, sconcerto e persino d’ironia a Palazzo Chigi». «C’è la paura che Salvini esponga l’Italia a una brutta figura, ricordando fra le altre cose che il suo viaggio in Polonia». «La visita a Mosca di un membro di rilievo della maggioranza verrebbe letta in modo negativo in ambienti internazionali». Sia Draghi sia il ministro degli Esteri Di Maio «venivano descritti da fonti di governo quantomeno infastiditi, per usare un eufemismo, dalla sola ipotesi di un viaggio».
• Come l’hanno presa nel Pd
Enrico Letta: «Iniziativa strampalata e senza utilità: Salvini va dove gli batte il cuore». No comment degli altri partiti.
•Il commento di Massimo Franco La mossa di Salvini «promette
di acuire i sospetti che dall’inizio dell’aggressione armata pesano sul
capo leghista: avere abbracciato un pacifismo di principio che
favorisce la strategia russa».
(Questo punto è stato pubblicato
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Ore 06:37 – La svolta nelle armi a Kiev, e l’ira di Putin
(Gianluca Mercuri)
Al 94esimo giorno di guerra, arriva dalla Cnn la notizia che gli Stati
Uniti hanno deciso di armare l’Ucraina come vuole l’Ucraina.
Punto per punto:
• Che arma è
Si chiama Mlrs, che sta per Multiple Launch Rocket System ed è un
micidiale sistema lanciarazzi a lungo raggio, capace di sparare a
raffica missili fino a 300 chilometri di distanza e di spostarsi
rapidamente su veicoli blindati. «È quello che ci serve per respingere i
russi», dice da giorni il ministro degli Esteri di Kiev Kuleba.
•Quando sarà usata
Gli ucraini avranno bisogno di un paio di settimane per imparare
come funziona. Glielo spiegheranno istruttori europei e forse anche
americani già in loco.
• Perché non è arrivata prima
Per due motivi, spiega Francesco Battistini: «1)Si tratta di sistemi
molto sofisticati che al Pentagono custodiscono gelosi, perché ce n’è
pochi, e i generali temono di sguarnire le scorte necessarie alla difesa
nazionale; 2) c’è il rischio concreto che Kiev li utilizzi per colpire
sul territorio russo, come già ha fatto, ampliando così il conflitto».
Zelensky avrebbe però dato rassicurazioni agli Usa su un uso
«difensivo».
•Perché è importante
Perché l’artiglieria convenzionale russa martella gli obiettivi
ucraini da 50 km di distanza, e se ora diventerà raggiungibile sarà
costretta ad arretrare. Nell’Est del Paese, al momento, la resistenza
ucraina è in grande difficoltà proprio perché i russi, pur avanzando con
grande lentezza, sono liberi di colpire.
• L’esempio di Severodonetsk
La città sotto assedio, detta ormai «la nuova Mariupol», è l’ultimo
bastione della regione di Lugansk, con oltre 100 mila dei suoi 120 mila
abitanti già fuggiti. Il suo governatore ha detto a Marta Serafini che
«i russi vincono grazie ai grad (i sistemi missilistici semoventi) e
all’artiglieria a lunga distanza: se ci arrivassero nuove armi ci
metteremmo davvero poco a ricacciarli indietro». Intanto quanto può
resistere la città? «Una settimana, due al massimo».
•Le mosse americane
Gli Stati uniti, spiegano Andrea Marinelli e Guido Olimpio nel loro
punto militare, seguono lo stesso schema da tre mesi: aspettano di
vedere quanto resistono gli ucraini e poi alzano il livello di
assistenza. Così sono passati dall’offerta di fuga a Zelensky al
rifornimento di missili anticarro e antiaereo portatili (Javelin e
Stinger), fino ai droni-kamikaze Switchblade. Ora i Mlrs. Ma gli ucraini
già chiedono qualcosa di più, gli Himars (High Mobility Artillery
Rocket System), sistemi lanciarazzi ancora più agili e leggeri.
• È un’escalation?
Letteralmente, sì. Era evitabile? Letteralmente, no: senza queste armi oggi l’Ucraina sarebbe il campo da tennis di Putin.
• E Putin come l’ha presa?
Malissimo, chiaramente. Lo stesso presidente russo ha parlato di
«un’aggressione di fatto da parte di alcuni Paesi ostili». E il ministro
degli Esteri Lavrov è andato oltre: «L’Occidente ha dichiarato guerra a
noi, a tutto il mondo russo. Sarà una lunga guerra…».
(Questo punto è stato pubblicato
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Ore 03:21 – Bloccate le vie d’uscita da Severodonetsk nell’Ucraina orientale
La città ucraina assediata di Sievierdonetsk sembra essere quasi completamente circondata dalle forze russe . Il leader della Cecenia, Ramzan Kadyrov, ha affermato ieri sera – riporta l’agenzia di stampa russa Tass – che un gruppo di combattenti ceceni ha preso il pieno controllo della linea di contatto con «i nazionalisti ucraini» a Severodonetsk, bloccando le uscite dalla città. Una “linea di contatto” è la demarcazione tra due o più eserciti, siano essi alleati o belligeranti.
Ore 02:18 – Pentagono, la commessa da 624 milioni di dollari per i missili Stinger
Un mega contratto da 624 milioni dollari è stato assegnato dal Pentagono alla Raytheon per la produzione di missili antiaerei Stinger , uno dei sistemi militari chiave che gli Stati Uniti hanno fornito all’Ucraina nella guerra con la Russia. Lo riporta la Cnn. Dall’inizio dell’invasione, gli Usa hanno inviato più di 1.400 sistemi Stinger, missili antiaerei a corto raggio con una portata di circa 5 chilometri in grado di abbattere droni, aerei ed elicotteri a bassa quota.
Ore 02:00 – Donetsk, cinque civili morti e quattro feriti
Sono cinque i civili morti e quattro i feriti nelle ultime 24 ore a causa dei bombardamenti nella regione di Donetsk. A riferirlo è il capo dell’amministrazione militare regionale Pavel Kirilenko, che ha sottolineato l’impossibilità, al momento, di stabilire il numero esatto delle vittime a Mariupol e Volnovakha.
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