Settecento milioni al giorno per la guerra dello zar. La Russia ha già esaurito il 70% della forza militare
C’è un motivo quindi se Zelensky, in un messaggio lanciato su Telegram due giorni fa, ha sottolineato che «si potrebbe porre fine alla guerra in poche settimane»: basterebbe a suo parere che «il mondo fosse unito e onesto riguardo a questa aggressione russa». È l’ennesimo messaggio agli alleati occidentali, la richiesta di supportarlo con più sofisticati strumenti di difesa e un’azione maggiormente incisiva sul fronte delle sanzioni. Il costo quotidiano della guerra per Putin è elevatissimo: quei settecento milioni calcolati dai centri di ricerca sono di fatto coperti dai ricavi per la vendita di gas e petrolio ai Paesi europei.
Sulle sanzioni a Bruxelles si sta cercando un compromesso, mentre sulle armi sono gli Stati Uniti a premere. Fonti qualificate della Nato sostengono che al vertice dell’Alleanza, previsto per fine giugno a Madrid, «Biden si farà sentire». Certo non nei riguardi dell’Italia, se è vero che di recente l’Amministrazione americana ha pubblicamente rivolto pubblici attestati di stima a Roma. E Draghi, pur impegnato nel ricercare una strada per il dialogo, ancora la scorsa settimana ha detto in Parlamento che sulle armi «agiremo in stretto raccordo con gli alleati».
Semmai nel quartier generale di Bruxelles si volge lo sguardo verso Berlino. È la Germania che aveva promesso i carri armati Leopard ai polacchi, che proprio sulla base di questa garanzia hanno dato agli ucraini i loro T-62 di fabbricazione sovietica. E sempre la Germania aveva offerto a Kiev i blindati Ghepard, ma privi di munizioni e dunque inservibili. «I tank a Zelensky arriveranno», assicurano da Roma. Ma non sarà Roma a mandarli, anche perché praticamente non ne ha.
Sono le armi dell’Occidente all’Ucraina il vero strumento di pressione (anche diplomatica) sulla Russia. E non a caso Putin se n’è lamentato con Macron e Scholz. La guerra per Mosca è troppo onerosa, lo dicono i numeri. Perciò gli alleati di Kiev tengono la presa. Perciò ieri Guerini ha evocato la quarta fornitura italiana alla resistenza: «Abbiamo di fronte scelte difficili che saremo chiamati ancora a compiere». Più chiaro di così…
CORRIERE.IT
Pages: 1 2