E Salvini in volo con Draghi ha taciuto sul “piano Mosca”

Federico Capurso Ilario Lombardo

Quando nel pomeriggio di venerdì lo incrocia sullo stesso aereo di linea che porterà entrambi da Roma a Milano, Mario Draghi non conosce ancora le intenzioni di Matteo Salvini. La notizia sul leghista pronto a partire per Mosca uscirà poco dopo, anticipata dal sito della Stampa. Eppure, il leader non dice nulla al capo del governo, non gli anticipa di avere già tutto pianificato, voli, scali, incontri programmati in Russia.

E infatti, appena la notizia viene resa nota, superato il primo momento di incredulità, a Palazzo Chigi si attivano per capire quanto l’organizzazione del viaggio sia avanzata. Prima di una qualsiasi reazione, il premier vuole essere certo che il decollo di Salvini sia effettivamente imminente. Così, in serata vengono attivati contatti tra gli staff. Lo raccontano fonti della Lega. Il senso del messaggio dei collaboratori del premier è: «Questo viaggio ci può creare un problema e mandare all’aria tutto il lavoro diplomatico portato avanti da Draghi». Il capo del governo aveva sentito Volodymyr Zelensky al telefono appena poche ore prima, e Vladimir Putin il giorno precedente. Al centro dei colloqui, la questione del grano, 22 milioni di tonnellate bloccate nei porti del sud dell’Ucraina. Con grande fatica Draghi ha ottenuto la disponibilità di entrambi i leader a studiare un percorso comune per creare un corridoio e far partire le navi verso il Nord Africa e il Medio Oriente. In gioco c’è la stabilità del Mediterraneo, che verrebbe frantumata dalle conseguenze di una crisi alimentare sulle popolazioni più povere.

È questo il contesto in cui, all’improvviso, l’intero governo viene a conoscenza del blitz moscovita che sta preparando Salvini. Anche al Quirinale restano sbalorditi. La frenata che poco dopo arriva dalla Lega sa quasi di ripensamento. Così la interpretano a Palazzo Chigi. Draghi ufficialmente non dice nulla. E anche l’indomani evita di far trapelare nervosismo o contrarietà. Terrà questa posizione, fino a quando non ci sarà – se ci sarà – un annuncio ufficiale del viaggio.

A parlare, e a dare forma all’imbarazzo provocato da Salvini a tutto il governo, saranno i ministri e i partiti, e lo farà anche Giorgia Meloni dall’opposizione. Luigi Di Maio parla dalla Puglia, ospite di Bruno Vespa, nella masseria di Manduria, dove il giornalista ha organizzato due giorni di incontri con politici e manager. E un velo di imbarazzo, per un attimo, balena sul volto del titolare degli Esteri quando si trova costretto ad ammettere che la Farnesina era all’oscuro della possibile trasferta di Salvini a Mosca: «L’ho appreso dalle agenzie», si stringe nelle spalle abbozzando un sorriso. Per Di Maio è escluso che quel viaggio possa rappresentare un intralcio nei tentativi di riapertura di un canale di dialogo con la Russia, ma restano le perplessità per la sgrammaticatura nei rapporti con Palazzo Chigi: «Con Putin ci parla Draghi – puntualizza il ministro – perché si parlano tra omologhi e con obiettivi ben specifici».

Se invece l’intenzione è di andare a discutere di pace con dei ministri del governo russo o con il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, poco cambia, «ognuno ha i suoi obiettivi», taglia corto il ministro M5S. Ma l’obiettivo è assicurare il «massimo coordinamento» intorno al premier. E questo viaggio, organizzato all’insaputa dell’intero governo, si muove chiaramente in una direzione opposta e contraria.

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