Pedofilia, gli orchi della Chiesa: da inizio anno una denuncia al giorno

Domenico Agasso

ROMA. Dopo l’annuncio del primo report nazionale della Cei sulla pedofilia nella Chiesa, e l’avvio dell’inchiesta sugli anni 2000-2021, guardando i dati non ufficiali che si conoscono finora il lavoro per i vescovi presenta uno scenario tutt’altro che agevole e trionfale. Ma «ci prenderemo le botte che dobbiamo prenderci e anche le nostre responsabilità», ha assicurato con forza il neo presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi. Secondo gli ultimi numeri raccolti e analizzati da Rete L’Abuso, l’associazione che a oggi rappresenta uno dei punti di riferimento più costanti per i «sopravvissuti» agli abusi sessuali del clero, in Italia ci sono «164 sacerdoti indagati, 162 condannati in via definitiva, circa 30 vescovi insabbiatori, 161 nuove segnalazioni da inizio anno». A queste cifre si deve aggiungere quello che secondo il presidente Francesco Zanardi è «il dato più importante: 471 crimini impuniti», ossia le situazioni in cui il reato è andato in prescrizione oppure le cui vittime «non se la sono sentita di andare a denunciare i fatti in un centro di ascolto diocesano».

Zanardi è membro anche di Italy Church Too, associazione di vittime che si è costituita negli ultimi mesi «dal basso», con l’intento di promuovere la costituzione di una commissione di inchiesta indipendente sulle violenze sessuali commesse da ecclesiastici nel nostro Paese, su modello di quelle che hanno indagato in Germania e in Francia.

Rete l’Abuso ha realizzato anche calcoli di proiezione elaborati in base alle vicende irlandesi (1.259 denunce dal 1975, allontanati vescovi e oltre 100 preti): «In Italia ci sarebbe un milione di vittime potenziali. Se si pensa che la commissione d’inchiesta francese ha messo in luce 216mila vittime, e se si fanno le proporzioni tra clero francese e clero italiano, ci si rende conto che questo dato presunto è molto credibile».

È solo di qualche giorno fa la condanna a cinque anni di carcere per padre Vincenzo Esposito, 64 anni, originario di Caltavuturo ma assegnato alla parrocchia di San Feliciano Magione (Perugia), accusato di prostituzione minorile perché avrebbe preteso da quattro sedicenni prestazioni sessuali a pagamento attraverso delle videochiamate.

«Offrire denaro della Caritas, in contanti, in cambio del silenzio della vittima di violenza sessuale di don Giuseppe Rugolo»: sarebbe stata questa «la proposta della Diocesi di Piazza Armerina, guidata da monsignor Rosario Gisana», spiega Zanardi. La circostanza «è stata confermata in aula da Antonio Ciavola (allora capo della Squadra mobile di Enna e ora in servizio a Caltanissetta), nel corso del processo presieduto da Francesco Pitarresi che si celebra al tribunale di Enna e vede imputato Rugolo, agli arresti domiciliari da un anno».

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali di Vladimir Resendiz Gutierrez, già rettore del seminario minorile dei Legionari di Cristo di Gozzano (Novara), chiuso per carenza di vocazioni: deve scontare sei anni di carcere per avere abusato di giovani allievi dell’istituto.

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