Guerra Russia-Ucraina, il piano Ue per svuotare i granai: “Via 4 milioni di tonnellate al mese”

Marco Bresolin

INVIATO A BRUXELLES. «Agevolare le esportazioni di cibo dall’Ucraina attraverso diverse rotte terrestri e attraverso i porti marittimi dell’Ue». Il linguaggio usato nell’ultima bozza di conclusioni del Consiglio europeo, che sarà discussa domani dai leader Ue, riconosce una cosa: per svuotare i granai ucraini non è sufficiente creare un corridoio sicuro. Ne servono diversi: via mare, via fiume, via terra e via ferro. Per questo, al momento, sul tavolo ci sono diverse opzioni, ma tutte (o quasi) devono fare i conti con un ostacolo non indifferente: la volontà di Vladimir Putin. Diretta e indiretta, visto che una delle soluzioni allo studio prevede il transito attraverso la Bielorussia e dunque richiede il via libera di Alexander Lukashenko. L’obiettivo fissato dall’Ue è di portar fuori 3-4 milioni di tonnellate al mese.

La rotta su cui si sta lavorando con più attenzione è quella che parte dal porto di Odessa e poi scende nel Mar Nero per poi cercare uno sbocco attraverso il Bosforo. Per farlo bisogna però superare il blocco navale russo ed aggirare le mine marine (o, in alternativa, sminare le acque). Ieri il quotidiano spagnolo El Pais ha avanzato l’ipotesi di una missione navale europea per scortare le navi cariche di grano ucraino: l’idea sarebbe partita dall’Alto Rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, anche se si tratta di un progetto ancora in una fase embrionale, tanto che non è mai stato discusso ufficialmente dagli ambasciatori dei Ventisette nelle riunioni preparatorie. Non è escluso che qualcuno possa avanzare la proposta al summit di domani, ma certamente i tempi non sono così maturi da potersi aspettare un via libera già a questo Consiglio europeo. Fonti Ue fanno notare che ci sono molti ostacoli militari a questo tipo di operazione, che potrebbe richiedere il coinvolgimento dell’Onu, oltre che il via libera della Turchia. «Avventurarsi in questo percorso – spiega un diplomatico – potrebbe rendere i Paesi europei cobelligeranti e comunque il rischio di incidente sarebbe troppo alto». Fonti italiane spiegano che un’eventuale missione Ue vedrebbe anche l’impegno di Roma, ma lo stesso Luigi Di Maio ha messo le cose in chiaro: «La Russia deve essere certamente un interlocutore» nell’operazione «svuotiamo i granai», tanto che il ministro degli Esteri ha evocato «il modello Azovstal»: «I prigionieri Azovstal sono stati evacuati e i corridoi per il grano seguano lo stesso percorso», che passa per forza di cose da un accordo con Mosca.

La seconda opzione, non necessariamente alternativa, punta invece verso Nord. I binari della rete ferroviaria ucraina hanno lo stesso scartamento di quelli bielorussi e dunque questo renderebbe possibile una continuità nel trasporto dei camion carichi di grano, che poi potrebbero arrivare in Lettonia e Lituania e da lì raggiungere i porti del Baltico. Per questa rotta, però, serve il via libera di Lukashenko, che in cambio chiede un allentamento delle sanzioni. Un’altra rotta già esplorata passa per la Polonia, ma il diverso scartamento con le ferrovie ucraine rallenta notevolmente il percorso perché alla frontiera è necessario spostare le merci su altri vagoni. Più rapido il percorso che va in Romania sulle chiatte attraverso le acque del Danubio e che sbocca nel porto di Costanza, sempre nel Mar Nero. Ma dall’inizio della guerra a oggi da qui sono passate soltanto 240 mila tonnellate di grano, circa l’1% di quello attualmente bloccato in Ucraina.

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