Le tre nomine del Papa per Roma: ecco le mosse di Bergoglio
A Piazza San Pietro e dintorni, la novità della settimana è di sicuro la nomina del cardinale Matteo Maria Zuppi (peraltro di origini romane) a presidente della Conferenza episcopale italiana. Tuttavia, Papa Francesco non si è fermato a questa – peraltro fondamentale – nomina, e sta operando altre mosse all’interno della Chiesa italiana.
Jorge Mario Bergoglio, infatti, ha scelto tre vescovi ausiliari per l’arcidiocesi di Roma, che ricopre un ovvio ruolo centrale (oltre che simbolico) nel contesto ecclesiastico italiano. Tutti e tre i prelati individuati dal Santo Padre per Roma sono semplici sacerdoti, e dunque dovranno diventare vescovi prima di iniziare a svolgere il loro incarico. Del resto, lo stile del pontefice è sempre lo stesso: “pescare” dal basso personalità che possano rappresentare la sua “Chiesa in uscita” e far sì che i vertici organizzativi non perdano, come magari è successo in passato, il contatto con il mondo e con i fedeli.
I nomi sono quelli di monsignor Daniele Salera, di monsignor Riccardo Lamba e di monsignor Baldassarre Reina, così come ripercorso da Aci Stampa. Si tratta, in almeno due casi su tre, di sostituzioni necessarie per raggiunti limiti di età. Resta invece al suo posto il cardinale Angelo De Donatis, che è il vicario del vescovo di Roma per l’Arcidiocesi Metropolitana. Una realtà enorme, specie in relazione a quasi tutte le diocesi italiane, che dunque necessita di essere gestita da ben più di un solo presule, considerando anche l’esigenza di coprire l’intero territorio cittadino.
Ma questo – come abbiamo già avuto modo di accennare parlando proprio del nuovo vertice della Cei – potrebbe non essere l’assetto definitivo dell’istituzione diocesana della capitale. “Accorpamento”, infatti, è una parola che Bergoglio sta iniziando a declinare sul pratico, riunificando numerose diocesi territoriali, semplificando le strutture organizzative e limitando sotto il profilo numerico i monsignori deputati a esercitare il “potere” diocesano. Il principio vale pure per la Cei, che nel frattempo dovrà procedere con il proseguo del Sinodo interno che terminerà nel 2023, con l’auspicio pontificio per cui, alla fine del “cammino”, il volto della Chiesa italiana possa essere diverso. E anche Roma potrebbe conoscere il suo alleggerimento.
Uno dei punti irrisolti rispetto alla “rivoluzione” organizzativa, a questo proposito, è la possibilità – com’era accaduto nel caso del cardinale Camillo Ruini e del cardinale Ugo Poletti – che il vicario del Papa per Roma finisca per essere stessa persona che ricopre l’incarico di presidente dei vescovi italiani. Significherebbe un ritorno a Roma per Matteo Maria Zuppi che lascerebbe così l’arcidiocesi di Bologna.
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