Il conflitto costa 929 euro a famiglia. E lo stop al gas russo vale un -2% di Pil

Gian Maria De Francesco

Più povertà per tutti. È il risultato dell’impennata dell’inflazione che, determinando una contrazione del Pil, «restringe» la ricchezza prodotta e, di conseguenza, il reddito disponibile. Secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, gli effetti della guerra in Ucraina produrranno per l’anno in corso una riduzione del Pil di 24 miliardi di euro reali che corrisponde a una perdita di potere d’acquisto medio per ciascuna famiglia italiana pari a 929 euro. A livello territoriale le famiglie più penalizzate saranno quelle residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d’Aosta (-1.473 euro) e nel Lazio (-1.279 euro). Gli artigiani mestrini hanno calcolato l’impatto del contesto recessivo confrontando le previsioni di crescita del Pil realizzate prima dell’avvio del conflitto con quelle successive all’invasione russa. Da queste emerge che la diminuzione della ricchezza prodotta nel nostro Paese sarà dell’1,4 per cento equivalenti a 24 miliardi di euro che, rapportati ai 25 milioni di famiglie presenti in Italia, si traduce in una perdita di potere d’acquisto per ciascun nucleo di 929 euro.

Ovviamente, in caso di deterioramento del clima macroeconomico, le stime della Cgia di Mestre dovranno essere ulteriormente riviste al ribasso. Ed è proprio a questo scenario che ha guardato ieri il Centro studi Confindustria (CsC) nella Congiuntura flash. Un eventuale blocco all’import di gas russo avrebbe «un impatto pesante» tale da creare «uno shock su volumi e prezzi». Gli economisti di viale dell’Astronomia stimano che lo stop potrebbe causare una forte carenza di volumi di gas per industria e servizi e un aumento addizionale dei costi energetici. «L’impatto totale sul Pil in Italia, nell’orizzonte 2022-2023, è stimabile in quasi un -2,0% in media all’anno», si legge nell’approfondimento. L’industria, infatti, verrebbe privata di tutta la fornitura di gas di cui necessita (cioè i 9,5 miliardi di metri cubi annui consumati finora), mentre i servizi subirebbero una riduzione delle forniture di gas pari a 4,5 miliardi di metri cubi (su 7,8). La stima del CsC è di una perdita di valore aggiunto nell’industria pari a 9 miliardi di euro nel periodo di 12 mesi, cui va sommata quella nei servizi pari ad altri 9 miliardi. A questo andrebbe sommato l’impatto sull’economia che deriverebbe da un potenziale rincaro ulteriore dei prezzi delle commodity energetiche.

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