Spirito italiano
È una caratteristica della diplomazia italiana maturata sulla linea di confine tra l’Ovest e l’Est, tra il Nord e il Sud, che andrebbe valorizzata. Anche perché è nella natura del nostro Paese essere un ponte per unire i diversi. Berlusconi allora lo fece e si superò. Oggi, purtroppo, mancano leader che ne siano capaci: le «call» a due o a tre tra il Cremlino, il Bundeskanzleramt e l’Eliseo non riescono a far sedere uno di fronte all’altro Zelensky e Putin; ancor peggio le parodie di tour pacifisti a Mosca. Operazioni del genere, infatti, richiedono forti relazioni internazionali e la capacità di conquistare la fiducia di entrambi i contendenti. È purtroppo una lacuna di cui soffriamo oggi in Italia, e non solo. Basta guardare il linguaggio usato dai protagonisti di questa crisi, più attento all’effetto mediatico che non ai risultati. Questo, però, non significa che si debba rinunciare ad espletare questi tentativi di pacificazione. Anche perché, diciamocelo francamente, le leadership, quelle vere, si sono sempre forgiate nelle crisi.
IL GIORNALE
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