“Bisogna evitare che la Russia diventi strumento della Cina”
Giornate vorticose di campagna elettorale per le amministrative, dai Comuni in Lombardia a quelli nel Lazio, per Antonio Tajani. Il vicepresidente e coordinatore nazionale di Forza Italia è appena tornato a Roma e pronto a ripartire per Rotterdam, dove parteciperà al Congresso del Partito popolare europeo.
Che aria tira in giro per l’Italia, verso il voto?
«Ho trovato un grande entusiasmo attorno al simbolo di Fi e per il centrodestra. Sono soddisfatto perché vedo la volontà di tornare alle urne di tanti che erano rimasti a casa e ora ritrovano fiducia. I sondaggi sono positivi e ci attribuiscono percentuali superiori alle ultime amministrative, considerando che rispetto alle politiche siamo sempre più bassi per la presenza di liste civiche».
Però i giornali parlano di divisioni interne, di malumori…
«In realtà, divisioni interne sulla linea politica non ne vedo e questo è l’importante. Tutta Fi si ritrova attorno alla linea di Silvio Berlusconi, senza tentennamenti, per quanto riguarda il sostegno al governo Draghi come la condanna della guerra in Ucraina, la posizione legata all’Europa e all’Occidente, l’impegno a perseguire la pace con ogni mezzo della diplomazia. Ci possono essere divergenze di idee su alcuni aspetti, ma non sulla linea politica. E che ci sia unità lo dimostra anche il modo come è stato accolto Berlusconi a Napoli, dopo Roma, tra migliaia di partecipanti che lo applaudivano quando ha annunciato la sua partecipazione attiva alla campagna elettorale e ha ripetuto da che parte stiamo sulla guerra in Ucraina».
Ma il «problema Gelmini», emerso proprio a Napoli, è stato superato?
«Berlusconi rappresenta l’unità del partito, è il leader dal 94 e vuole essere protagonista di una nuova stagione politica. Guarda al futuro con una classe dirigente più giovane che può proseguire il lavoro. Confronti personali ci possono sempre essere, ma non mettono a repentaglio l’unità interna. Non credo siano veri problemi, solo questioni fisiologiche, disaccordi sul cambio di un coordinatore regionale in Lombardia, tutte cose che si superano. Anch’io in passato sono stato sostituito come coordinatore regionale nel Lazio, eppure sono ancora qua. Da noi, c’è sempre spazio per tutti».
Parlava di sondaggi positivi, Fi è data tra l’8 e il 10%, ma il vostro obiettivo qual è?
«È sempre qualcosa in più. Berlusconi ha detto che dobbiamo puntare al 20% per le prossime politiche e con lui alla guida della campagna elettorale possiamo dimostrare che siamo riusciti a difendere le nostre idee nel governo, con risultati positivi sul catasto, garantendo che non ci saranno aumenti di tasse sulla casa, e sul compromesso raggiunto sui balneari».
Il 12 giugno oltre al voto amministrativo ci sarà quello sui referendum per la giustizia e voi siete schierati per il Sì.
«Siamo impegnati anche su questo fronte, ma attenti ad evitare strumentalizzazioni quindi non con simboli di partito. Certo, il fatto che si voti un giorno solo non aiuta e speriamo ci sia partecipazione».
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