Il mondo in recessione. Il Nobel Spence: “La crisi in Europa sarà dura”
FABRIZIO GORIA
TORINO. La transizione ecologica rischia di rallentare. Quella energetica pure. Dal Festival Internazionale dell’Economia di Torino il premio Nobel Michael Spence e il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, moderati dal vicedirettore de La Stampa Marco Zatterin, lanciano l’allarme. Gli strascichi economici della guerra in Ucraina entrano di prepotenza sul futuro dell’eurozona. Il quadro è complicato, ma sia Spence sia Cingolani concordano che questo è il momento di spingere sull’acceleratore della svolta verde.
Le sanzioni
Spence:«Viviamo in
un mondo pieno di turbolenze. Partiamo dall’assunto che abbiamo poche
armi a disposizione per contrastare l’invasione russa in Ucraina. E la
decisione sul greggio farà un po’ male, dal punto di vista economico,
all’area euro. Meno di un intervento rapido sul gas naturale, che ha una
catena di approvvigionamento molto più complessa, perché bisognerebbe
sostituire i gasdotti, per esempio. In generale sono un po’ più
pessimista rispetto alla Banca centrale europea. Credo che potrà esserci
una recessione in Europa. Forse non ovunque, e non c’è la certezza che
ci sarà. I rischi però stanno crescendo».
Cingolani: «Abbiamo capito quanto è elevata l’interdipendenza energetica. Questa ha creato una incredibile debolezza a livello globale. Guardiamo all’Italia. Noi abbiamo un mix di energie molto limitato, prevalentemente carburanti fossili, con il 40% del gas che arriva dalla Russia e circa il 20% di fonti rinnovabili. Quando la guerra è esplosa, Italia e Germania si sono accorte che la dipendenza dalla Russia era letale per l’economia. L’Italia importa da 29 a 30 milioni di metri cubi di gas dalla Russia ogni anno, e sostituire questa fonte nel breve termine è molto complesso. Siamo riusciti a fare qualcosa, ma servono nuove infrastrutture energetiche. Sostituire i carburanti fossili dalla Russia con altri fornitori è importante, ma è anche importante allontanarci dal gas per l’obiettivo della decarbonizzazione del 55%».
La recessione
Spence : «Si tratta di uno scenario
possibile. Abbiamo tassi d’inflazione che non si vedevano da vent’anni o
più. Abbiamo messo nell’angolo le banche centrali, che stanno perdendo
la loro credibilità su come gestiscono l’inflazione. Dovrà per forza
esserci una normalizzazione della politica monetaria. E quindi un rialzo
dei tassi d’interesse. Di conseguenza, ci sarà un impatto sulla
crescita. Sarà possibile mitigare questi effetti negativi con la
politica fiscale. Non vedo però soluzioni di breve termine. Bisognerà
raggiungere schemi sostenibili di crescita».
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