Il mondo in recessione. Il Nobel Spence: “La crisi in Europa sarà dura”
Cingolani: «Da un certo punto di vista siamo già in recessione, perché è chiaro che una parte del mondo sta rallentando per quello che riguarda la transizione ecologica e dobbiamo anche considerare gli enormi investimenti che saranno necessari per ricostruire l’Ucraina. Ci saranno dunque conseguenze a lungo termine».
La transizione verde
Spence: «Bisogna adottare
una transizione energetica fondamentale. Un impegno non semplice e che
richiederà molto tempo. E in più c’è un’altra sfida. L’Europa dovrà
diversificare anche le fonti di energia fossile. La necessità di
diversificazione non è solo europea, ma globale».
Cingolani: «Il timore oggi è che l’impatto della guerra sia molto pesante sulla transizione ecologica. Molti Paesi che hanno carenze sul fronte energetico stanno iniziando a riutilizzare le centrali a carbone. Nel caso dell’Italia, questo non succederà».
I prezzi
Spence: «Quando si sussidia il mercato
dell’energia è sempre molto difficile da un punto di vista politico
ritirare gli incentivi. C’è l’evidenza dall’Indonesia, per esempio. Ma
c’è un altro aspetto. È importante controllare la volatilità dei prezzi,
per evitare punte improvvise di aumenti, così come i ribassi
improvvisi».
Cingolani: «Non siamo in un periodo di carenza di gas, è semplicemente speculazione, non è accettabile che il gas possa avere un aumento in 7 ordini di grandezza e speculazione. Così la competitività delle aziende europee è scesa e molte hanno chiuso. Ma la quantità di gas prodotta dal pianeta è rimasta costante. Abbiamo proposto un price cup, ovvero un tetto massimo, per il gas. È vero che non dovremmo bloccare il libero mercato dell’energia, ma abbiamo visto aumenti improvvisi assolutamente privi di senso. Il tetto al prezzo è una misura temporanea».
Il futuro
Cingolani: «L’unica cosa che possiamo
fare è imparare la lezione. Avremmo dovuto avere una visione più chiara,
essere più intelligenti nel gestire il nostro mix energetico. Sono
stati fatti molti errori in passato, sia sull’indipendenza sia sul mix
energetico. Spesso sono stati anche errori ideologici. È ora di cambiare
e vorrei che fosse chiaro che per il futuro abbiamo bisogno di fonti
verdi programmabili e non lo si può fare senza tecnologie, come ad
esempio la cattura del carbonio, la fusione nucleare e piccoli reattori
moderni. È ora di investire in ricerca e tecnologia altrimenti
raggiungeremo il 2030 impreparati alle sfide ambientali».
Spence: «Ci saranno dei costi nella transizione ecologica, come in quella energetica. Sono un po’ fatalista, i prezzi alti sono un incentivo per fonti più pulite e meno costose. Per quanto riguarda la resilienza delle rinnovabili, è vero che solare ed eolico non hanno la capacità di sostituire il fossile, ma possono essere utili per la sicurezza energetica».
LA STAMPA
Pages: 1 2