La linea Mattarella “L’Italia in prima fila per arrivare alla pace”. Draghi duro su Mosca “Bene le sanzioni”

Il capo dello Stato celebra la Repubblica: “Un ruolo centrale per favorire il dialogo ma dal 24 febbraio è cambiato il mondo”. Il premier soddisfatto per il gioco di squadra dell’Europa: “Noi allineati alla Ue e alla Nato” Massimiliano Scafi 6

La linea Mattarella "L'Italia in prima fila per arrivare alla pace". Draghi duro su Mosca "Bene le sanzioni"

Ecco i sindaci. Poi i blindati, le truppe speciali, i bersaglieri, i carabinieri a cavallo, le infermiere che hanno combattuto il Covid, le fanfare, la Protezione civile, le Frecce tricolori che squarciano il cielo di Roma. Dopo tre anni in cui, dice Sergio Mattarella «è cambiato il mondo», torna a sfilare l’Italia con tutte le sue mille belle facce, una «nazione moderna», un Paese, come ha spiegato Mario Draghi, «fortemente allineato alla Ue, al G7 e alla Nato». E ai Fori romani, in prima fila sotto i tendoni blu, presidente e premier rappresentano in maniera plastica lo sforzo di rinfrescare la coesione nazionale, nel quadro della solidarietà occidentale. C’è stata una pandemia, ora c’è una guerra. «L’Italia ha un ruolo centrale per favorire il dialogo e si muove per la pace», spiega il capo dello Stato. Non una qualunque, «La pace non si impone da sola, è frutto dell’impegno e della buona volontà». Soprattutto, sostiene Draghi, deve andare bene a Kiev. Dunque la linea è questa, nessun cedimento a Mosca.

Tra orgoglio e difficoltà il Due Giugno, con la sua parata e la sua simbologia, con la cerimonia al Milite ignoto e la riapertura contingentata dei giardini del Quirinale, coincide con uno snodo davvero delicato della nostra democrazia. Il virus ancora in circolo, l’invasione russa dell’Ucraina, la carenza energetica, il caro bollette, le riforme da completare, i miliardi del Pnrr a rischio, la maggioranza agitata, gli equilibri politici interni in movimento. Il presidente del Consiglio tira dritto e già da oggi riprenderà in mano i dossier principali, dallo snellimento della macchina amministrativa che ci chiede l’Europa alla ricerca di fonti alternative per il gas, dalla protezione di famiglie e imprese in crisi alla battaglia per sbloccare il grano ucraino. Poi, certo, il conflitto. Patriarca Kirill a parte, Draghi è «molto soddisfatto» per il varo del sesto pacchetto di sanzioni della Ue.

Insomma, fare squadra in Europa: ma intanto farla pure in Italia. La presenza attiva di Giancarlo Giorgetti ai Fori dimostra che, almeno per il momento, il caso Salvini con il viaggio a Mosca è messo da parte e che il governo resta solido. E le parole di Mattarella, nell’anniversario della Repubblica, sono un richiamo alla necessità della solidarietà nazionale in questo momento scabroso. «Sessantasei anni fa – scrive al capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone – il popolo italiano si incamminò sulla strada della pace archiviando le avventure belliciste proprie di un regime autoritario come quello fascista. Il nostro contributo alla cooperazione internazionale si è caratterizzato con l’adesione al trattato Nord Atlantico sottoscritto fra Paesi amanti della libertà, con la costruzione graduale dell’unita europea e la partecipazione all’Onu e alle sue iniziative». Il perimetro è chiaro e noi abbiamo vissuto abbastanza bene, tra boom, campagne spaziali e un po’ di Guerra Fredda. «Fu possibile realizzare un clima di fiducia, di confronto alle volte al confine del contrasto, senza tuttavia mai superare i limiti».

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