La missione russa e il nuovo ricatto di Putin all’Italia: «Relazioni danneggiate»
Il timore degli analisti è che la nuova minaccia possa riguardare il disvelamento di dati sensibili acquisiti nel marzo 2020
È il secondo avvertimento in due mesi.
Dopo le dichiarazioni di Alexei Vladimorovic Paramonov,
60 anni, ex console russo a Milano, direttore del dipartimento europeo
del ministero degli Esteri che il 21 marzo aveva minacciato «conseguenze irreversibili»
se il nostro Paese avesse aderito al nuovo piano di sanzioni contro
Mosca parlando di «ingratitudine» dopo gli aiuti per il Covid,
interviene direttamente il ministero degli Esteri di Mosca.
La nota sottolinea che «il tentativo dei media italiani di dipingere la missione russa anti-Covid in Italia nel 2020 come un’operazione di spionaggio danneggia le relazioni tra Mosca e Roma»
e accusa «le nostre controparti italiane abbiano la memoria corta. Una
linea di comportamento così servile e miope non solo danneggia le nostre
relazioni bilaterali, ma dimostra anche la moralità di alcuni
rappresentanti delle autorità pubbliche e dei media italiani».
Una nota non firmata dal ministro e dunque riconducibile, secondo gli analisti, direttamente al presidente Vladimir Putin.
«Sanifichiamo gli uffici pubblici»
In realtà sono le carte ufficiali a dimostrare che l’intenzione dei russi, resa esplicita dal generale Sergey Kikot,
il vice comandante del reparto di difesa chimica, radiologica,
biologica dell’esercito russo, in un colloquio avvenuto subito dopo
l’arrivo in Italia con il generale Luciano
Portolano – all’epoca comandante del Coi, il Comando operativo
interforze, e i vertici del Comitato tecnico Scientifico, Agostino
Miozzo e Fabio Ciciliano — era di «sanificare l’intero territorio italiano entrando anche negli uffici pubblici e in tutte le sedi a rischio».
Il 22 marzo 2020, mentre l’Italia era in piena emergenza pandemica, a
Pratica di mare erano sbarcati 123 militari da undici velivoli. La
missione era stata concordata il giorno precedente da Vladimir Putin e
dal presidente del consiglio Giuseppe Conte.
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Spese per 3 milioni di euro
Le mail trasmesse in quei giorni rivelano che i russi ci hanno consegnato «521.800 mascherine, 30 ventilatori polmonari, 1.000 tute protettive, 2 macchine per analisi di tamponi, 10.000 tamponi veloci e 100.000 tamponi normali».
Materiale che non bastava a fare fronte nemmeno alle esigenze di mezza giornata. La missione tra vitto, alloggio, rimborso carburante e altre «voci» è costata all’Italia più di 3 milioni di euro.
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