Salario minimo, l’apertura di Visco: «Ben studiato è una buona cosa»
di Paola Pica, inviata a Torino
La strada del Piano nazionale di ripresa è tracciata e dal raggiungimento di quegli obiettivi non ci si può in alcun modo distrarre, specie adesso che il quadro economico si fa sempre più incerto. È per la politica il messaggio di Ignazio Visco intervenuto al Festival internazionale dell’economia concluso ieri a Torino dopo cinque giorni e 160 incontri. Dice il Governatore della Banca d’Italia al Teatro Carignano: «A tutta la classe politica si può dire che gli obiettivi sono segnati e quegli obiettivi devono restare. I progetti vanno nella direzione che tutti auspicano, la transizione ecologica, la transizione digitale, il miglioramento della scuola». Prima di lui, dallo stesso palco, anche il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, rispondendo a una domanda del direttore scientifico del Festival Tito Boeri, aveva ricordato alla politica in fibrillazione sugli scenari del dopo-Draghi le regole europee che impediscono proroghe del Piano («a parte il fatto che il governo italiano non ci pensa neanche, si tratterebbe di una messaggio autolesionista», aveva tagliato corto Gentiloni). Per Visco, « i modi a livello politico, si possono discutere. Ma pensare che ci sia un giudice a Bruxelles che decide perché gli piace o meno quello che stai facendo è un grave errore — osserva —. C’è una valutazione di come utilizziamo le risorse e stavolta bisogna utilizzarle e bene. Il rischio è quello di non spendere i soldi. L’Italia è sotto osservazione? Certamente sotto la mia osservazione». Il Pnrr rappresenta dunque un’ancora importante quando «la situazione è molto incerta». il festival dell’economia
Salario minimo «non eccessivo»
Anche nelle Considerazioni finali svolte solo pochi giorni fa, il 31 maggio «i due termini che più ho utilizzato sono stati Ucraina e incertezza. È sempre difficile fare previsioni e e il quadro è sicuramente più sfavorevole di quello che avevamo anticipato. Con la guerra è venuta meno, non solo per gli effetti diretti sul piano economico, ma anche per le valutazioni politiche e sociali, la fiducia da parte delle famiglie» spiega il banchiere centrale. Che riconosce: «Sulla guerra abbiamo sbagliato, non siamo grandi esperti di geopolitica. Però in tanti non hanno capito. Le valutazioni, allora, si basavano sulla forza del Pnrr». E se di tassi e politica monetaria il banchiere entrato nel «quiet period» (il silenzio che precede il consiglio Bce) non può parlare, sul lavoro qualcosa si può dire. Per esempio, che «il salario minimo se ben studiato è una buona cosa».
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