La domanda non è più se Salvini e Conte tireranno giù il governo, ma se la Lega e M5s tireranno giù loro
Forse sarà più sensato, per Salvini e Conte, affrontare le questioni interne, muoversi nella partecipazione all’esecutivo con la classica indole piratesca, raccattare il raccattabile, tentare soprattutto di conservare la leadership, non più così al sicuro. La guerra civile dentro la Lega è inebriante, nel suo piccolo. La gerarchia leghista sta cercando di sbarazzarsi di Salvini, da sempre fuori controllo, ma ormai vagante sui terreni della politica psicotropa. Svolazzano notiziole su ambasciatori del cerchio magico salviniano in missione per spostare la resa dei conti un po’ più in là, e le approfondiremo, ma fra una settimana si vota ad Asti, ad Alessandria, a Como, a Cuneo, a Gorizia, a Lodi, a Monza, a Piacenza, a Verona, e sarà interessante capire quanto resta del salvinismo twittarolo nel famoso nord produttivo. E lo stesso vale per Conte, in sostanza un non leader di un non partito, e non nell’accezione del grillismo delle origini, ma nelle conseguenze dell’inettitudine di una classe dirigente incapace di indire le primarie e scegliersi un simbolo senza prodursi in casini, anche giudiziari. Lui se la gioca specialmente in Sicilia, dove nel 2012 (l’anno della traversata a nuoto di Beppe Grillo) e nel 2017 si annunciarono la conquista del Parlamento del 2013 e del governo nel 2018. Che cosa annuncerà ai cinque stelle il voto per la Regione del 2022?
Ecco, fra una settimana ne sapremo di più. Sapremo, in particolare, se è finito il tempo di chiedersi se Conte e Salvini butteranno giù il governo ed è cominciato quello in cui chiedersi se Cinque stelle e Lega butteranno giù loro, al più presto, comunque entro le elezioni Politiche della prossima primavera.
L’HUFFPOST
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