Il mistero delle scorte di grano della Cina: sono superiori a quelle di tutto il resto del mondo. Ma perché?
di Federico Rampini
Le riserve di grano custodite nei silos cinesi superano i 140 milioni di tonnellate: molto più di quanto ne manchi sul mercato a causa dell’invasione russa in Ucraina. Ma perché Xi Jinping è arrivato così preparato a questo choc? Come userà il «tesoro» su cui è seduto?
C’è un Paese al mondo che pur
essendo un grande importatore di grano non subisce la crisi attuale,
anzi può trarne vantaggio. È la Cina: ha accumulato per ragioni «misteriose» più scorte di grano di tutto il resto del mondo messo assieme.
Cominciò a farlo molto prima che Vladimir Putin lanciasse l’ultima aggressione militare sul suolo ucraino.
L’enigma delle riserve alimentari di Pechino potrebbe essere sciolto con qualche colpo di scena, se solo Xi Jinping lo volesse.
Per adesso possiamo solo interrogarci su una situazione anomala, le
sue possibili spiegazioni, gli sviluppi che avrà. Il dato è ufficiale e
una delle fonti più attendibili in questo settore è lo U.S. Foreign
Agricultural Service.
Le riserve di grano custodite nei silos cinesi superano i 140 megaton (milioni di tonnellate).
Di per sé questa è un ottima notizia.
È rassicurante se si confronta quel dato con la quantità di grano
che manca sui mercati mondiali per via dell’invasione russa in Ucraina:
al massimo 50 o 60 megaton. Però l’immensa mole delle riserve cinesi
lascia sconcertati quando la si confronta con le scorte di grano disponibili nel resto del mondo.
La coalizione occidentale composta da Stati Uniti, Europa, Canada e Australia si avvicina a stento a 40 megaton di grano in riserva.
L’Asia meridionale che include l’India ne ha meno di noi (ma è pur vero
che l’India è diventata una grande produttrice/esportatrice di grano).
L’area che include Medio Oriente e Nordafrica ha riserve per circa la
metà dell’Occidente.
Se si addizionano tutte queste scorte, la conclusione è positiva e al tempo stesso sconcertante: il mondo con 280 megaton di grano ne ha abbastanza da poter affrontare il ricatto di Putin che sequestra le esportazioni ucraine.
Come nel caso dell’energia fossile, non siamo veramente di fronte a
una penuria e certi aumenti di prezzi sono eccessivi rispetto agli
squilibri reali tra offerta e domanda. Però per mandare i mercati in
fibrillazione bastano degli sconvolgimenti parziali in alcuni flussi di
rifornimento tradizionali.
Inoltre le riserve di grano sono gestite da ogni nazione secondo
criteri specifici, non sono a disposizione di tutti per far fronte alle
emergenze locali.
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